Sabato 27 Luglio 2024
GIULIA PROSPERETTI
Cronaca

A sei mesi dal martirio di Giulia Cecchettin. "Boom di richieste d’aiuto : +90% Ora c’è molta più sensibilità"

La consigliera del centro nonviolenza Mariangela Zanni: “Si parla di più del problema, è cresciuta la consapevolezza. Ma i fondi arrivano in ritardo e con il contagocce, chiediamo al governo un cambio di passo"

Padova, 16 maggio 2024 – “Nelle settimane dopo il ritrovamento del corpo di Giulia in tutti i centri antiviolenza della nostra rete, c’è stato un grande aumento delle richieste di aiuto: a Padova, in particolare, in una settimana le richieste sono quintuplicate.

Una manifestazione contro l'omertà nei confronti della violenza sulle donne
Una manifestazione contro l'omertà nei confronti della violenza sulle donne

Nel corso del tempo il flusso si è normalizzato, ma nei nostri centri continuiamo a registrare un aumento delle richieste rispetto allo stesso periodo dello scorso anno". A sei mesi di distanza dall’11 novembre, a confermare l’impatto del femminicidio di Giulia Cecchettin è Mariangela Zanni, consigliera nazionale di D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), associazione nazionale che riunisce 84 organizzazioni sul territorio italiano con l’obiettivo di perseguire l’eliminazione della violenza sulle donne. Dai dati Istat che, in riferimento al caso Cecchettin, sottolinea gli effetti di una "potente azione sulla sensibilità dell’opinione pubblica", emerge nel quarto trimestre del 2023, con 21.132 chiamate valide, un incremento percentuale dell’88,9% delle richieste di aiuto ricevute dal 1522 (numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking) rispetto al trimestre precedente e del 113,9% in riferimento allo stesso periodo del 2022.

Cosa è cambiato dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin?

"Tante cose. C’è una maggiore sensibilità sul tema. Il lavoro dei centri antiviolenza, sia operativo che politico, viene riconosciuto maggiormente rispetto a prima. Questa sensibilità, emersa alla fine dell’anno scorso, la continuiamo a vedere anche oggi, al di fuori del suo aspetto emergenziale".

Quali gli effetti di questa maggiore attenzione al tema della violenza sulle donne?

"Ci sta, ad esempio, permettendo di costruire dei progetti di lavoro di lungo periodo con diverse realtà, dalle scuole alle università, dove sono stati attivati degli sportelli dedicati alle donne e messe in atto delle politiche volte ad accendere un faro sul tema delle molestie e della violenza dentro ai luoghi del sapere. Anche il mondo produttivo, delle aziende, ha avuto una spinta".

Che tipo di spinta?

"C’è più sensibilità al tema, più voglia di parlarne, più consapevolezza. Si parla maggiormente della partecipazione delle donne al mondo del lavoro, della tutela delle donne nei contesti lavorativi, a partire dagli strumenti necessari a riconoscere le donne che stanno subendo una violenza dentro le mura domestiche e a supportarle nel modo migliore. Le aziende hanno capito che questo tema le riguarda direttamente".

Negli ultimi sei mesi a livello politico sono stati fatti dei passi avanti sul contrasto alla violenza di genere?

"Vediamo un immobilismo da parte del governo. C’è un silenzio della politica rispetto alle nuove strategie per affrontare la violenza sulle donne. Il piano nazionale antiviolenza è scaduto lo scorso anno e non sappiamo di eventuali sviluppi di un nuovo piano. Non c’è stata una velocizzazione dei tempi di erogazione dei fondi: prima di arrivare ai centri antiviolenza e alle case rifugio continuano a dover passare un iter burocratico molto lungo. Nelle Regioni più fortunate li vedremo a partire dall’anno prossimo. Possiamo dire che si sta lavorando al ribasso e per quanto riguarda i diritti delle donne persino al contrario".

L’approvazione del ddl Roccella non ha avuto effetti?

"Si sapeva già che questo decreto non sarebbe stato risolutivo, sono dieci anni che si interviene inasprendo le pene, inserendo nuovi reati nel codice penale, aumentando le aggravanti, ma i risultati sono nulli. I femminicidi dal 2002 a oggi sono stabili".