Una vita come quella dei film, anzi sembra proprio un telefilm di Netflix, ’Baby’, che racconta di ragazzine annoiate dei Parioli che entrano in un giro di prostituzione e droga ben più grande di loro. Invece, almeno secondo quanto ricostruito dagli inquirenti della Procura di Bologna – le indagini, condotte dai carabinieri, sono state coordinate dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso –, questa volta sarebbe accaduto per davvero.
È la storia di una ragazzina di diciassette anni, il cui racconto ha permesso di svelare un presunto giro di festini a base di cocaina e prostituzione, anche minorile. E la principale location in cui tutto questo avveniva sarebbe la villa di un imprenditore bolognese, soprannominata non certo a caso ’Villa Inferno’.
A finire nei guai, otto uomini, tutti stimati professionisti del capoluogo felsineo: avvocati, politici, ristoratori di locali in voga. Hanno tutti tra i 27 e i 49 anni; ora dovranno rispondere a vario titolo di induzione alla prostituzione minorile, spaccio e produzione di pornografia minorile. Per sette di loro, il giudice per le indagini preliminari Letizio Magliaro ha disposto misure cautelari: per Davide Bacci, 49 anni, imprenditore edile proprietario della cosiddetta Villa Inferno, è stato disposto il carcere (troppo, secondo il giudice, il rischio di reiterazione della condotta in caso di domiciliari), per il leghista e capo ultras della Virtus Luca Cavazza (27) e per Fabrizio Cresi (47), entrambi incensurati, sono stati disposti i domiciliari con divieto di comunicare con persone non conviventi, e infine per gli altri quattro il giudice ha scelto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’indagine prende le mosse dalla denuncia della madre della diciassettenne coinvolta. La quale, a febbraio scorso, denuncia ai carabinieri la scomparsa della figlia, che da diverse notti non torna più a casa. Il giorno successivo però è la stessa adolescente a presentarsi alla caserma dei militari per raccontare di essere stata "in vari luoghi con una sua amica (minorenne, ndr)" con cui avrebbe "assunto cospicue dosi di cocaina a casa di vari conoscenti" e dove perlomeno lei si sarebbe "prostituita per ricevere stupefacenti o denaro, 300 euro a prestazione".
Immediatamente, scattano le indagini; e dopo pochi giorni – siamo a metà marzo – sono ancora i carabinieri a dovere intervenire a casa della ragazzina: di ritorno "completamente fatta" (parole della madre) dopo altri giorni senza farsi viva, è andata in escandescenze quando il genitore le aveva sequestrato il cellulare. È talmente sconvolta che viene ricoverata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale.
Dal telefonino della minore, a quel punto, lo choc: emergono chat, messaggini e foto che nulla lasciano all’immaginazione, sono soltanto una finestra su cosa la ragazzina ha vissuto nei mesi precedenti.
Finché è lei stessa a fare chiarezza: "A ottobre – rivela – Luca Cavazza, che ho conosciuto al Paladozza nell’ambiente della Virtus, mi ha convinta a seguirlo a casa di alcuni tifosi per una festa". Festa a cui Cavazza le avrebbe detto che "ci saremo fatti una ’fattanza’, cioè il padrone di casa Davide Bacci ci avrebbe dato della coca".
Ma c’è di più: dopo essere stata filmata mentre fa sesso con una "bella ragazza", rivela l’adolescente, si reca nella sauna con Bacci e altri amici e qui "ho avuto un rapporto sessuale con lui, che non sono riuscita a negare perché ero in casa sua, dove avevo assunto gratuitamente parecchia coca". A questi festini, la ragazza racconta di avere conosciuto diversi uomini, con alcuni dei quali la frequentazione sarebbe stata più assidua, anche nelle loro case. Ai rapporti sarebbe sempre seguita una cessione di cocaina o, talvolta, di contanti, "per andare a farmi le unghie", in un caso.
Con Cresi la ragazzina non avrebbe mai avuto rapporti ma solo "palpeggiamenti e toccamenti, non seguiti da rapporto completo che pure l’uomo richiedeva in cambio della cocaina fornita", scrive il gip: sussistono dunque le accuse di prostituzione minorile e cessione si cocaina a minore.