Lunedì 22 Luglio 2024
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Il ‘vigile in mutande’ ha vinto anche in Cassazione, risarcito con 130mila euro (per ora). “Ma che amarezza quegli 86 giorni agli arresti”

Sanremo, Alberto Muraglia era stato arrestato e licenziato: la sua foto mentre timbrava il cartellino aveva fatto il giro del mondo. “Ora potrei scrivere un libro, i retroscena da raccontare sono tanti”

Alberto Muraglia con il figlio

Alberto Muraglia con il figlio

Sanremo (Imperia), 22 luglio 2024 - Alberto Muraglia, 62 anni – per tutta Italia il ‘vigile in mutande’ la sua foto mentre timbra il cartellino scamiciato, a Sanremo (Imperia), aveva fatto il giro di mezzo mondo  - ha vinto anche in Cassazione.

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Illegittimo il licenziamento per l’ex vigile di Sanremo, aveva già sentenziato la Corte d’appello. Ma il Comune aveva presentato comunque ricorso. Che ha perso. Abbiamo sentito Muraglia al telefono.

Timbrò il cartellino in slip, l’ex vigile di Sanremo Alberto Muraglia reintegrato
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Come ha accolto la notizia?

“Me l’aspettavo, come tutti. Non poteva che finire così. Dopo la sentenza della Corte d’appello di Genova, immediatamente esecutiva, era arrivata la lettera di reintegro. Il Comune era obbligato a riassumermi. E a risarcirmi”.  

Circa 130mila euro, finora.

“Ho chiesto come siano arrivati a questo conto, ho mandato diverse Pec. Nessuno mi ha ancora risposto. Vedremo se la cifra finale sarà davvero quella”.

A suo tempo aveva rifiutato il reintegro.

“Ho detto di no, non m’interessava più. E, contemporaneamente, era diritto del Comune presentare ricorso. Anche se si sapeva che finiva così. La Corte d’appello mi ha assolto analizzando tutto e ‘abbracciando’ la sentenza della Cassazione che stabilisce: il giudice del lavoro è autonomo tranne nel caso di un giudicato penale perché il fatto non sussiste”.  

Cosa pensano per lei gli italiani: un innocente o un furbo che ce l’ha fatta?

“Credo che oggi, dopo tutti i gradi di giudizio, si siano convinti della mia innocenza. La maggior parte delle persone dovrebbe essersi convinta dell’errore giudiziario. Poi ci sono i leoni da tastiera. Di solito lascio perdere, se sono cose gravi denuncio”.  

Cosa fa oggi?

“Quello che facevo dal secondo mese dopo il licenziamento, l’aggiustatutto”.

Guardandosi indietro?

“In tutta questa storia quel che non riuscirò mai a digerire sono gli 86 giorni di arresti domiciliari. Questa è la cosa che resta più di tutto sul groppone”.

E guardando avanti?

"Potrei scrivere un libro. Accarezzo l’opportunità di farlo. Anche perché adesso, finito tutto, potrei raccontare diversi retroscena interessanti”.