Fa la spola, Virgilio Pacifico, tra viale Margherita, via Razzino e il Comune di Mondragone dove ad attenderlo sono le telefonate della Prefettura di Caserta e i giornalisti di tutt’Italia. Otorinolaringoiatra di 58 anni, il sindaco è alla sfida più delicata dopo aver vinto l’elezione nel giugno 2017 a capo del ‘Patto Civico’, un raggruppamento di moderati che si rifà a Centro Democratico e Scelta Civica. In mattinata gira con i 50 uomini in grigioverde inviati dalla ministra Lamorgese a presidiare il ‘pentagono dell’epidemia e della paura’, costituito dai palazzo Drago, palazzo Roma, palazzo A-G, palazzo Nuovo Messico, palazzo California e che tutti qui, sbrigativamente, chiamano i ‘Palazzi Cirio’.
Come è la situazione dopo la rivolta di giovedì?
"Gli animi si sono placati, ma il clima resta teso. E allora mi lasci subito lanciare un appello".
Prego…
"Basta polemiche, concentriamoci sul problema sanitario. Risolviamo il tema del contagio, facciamo tutti i tamponi, il resto viene dopo, comprese le problematiche sociali".
Nel suo programma elettorale, lei diceva: le zone antistanti i Palazzi Cirio devono essere liberate da ogni forma di illegalità. Sono passati esattamente tre anni.
"Non vorrei che passasse l’idea che, per tre anni, ce ne siamo stati con le mani in mano. Ho chiesto tanti tavoli tecnici, ho preso iniziative a ripetizione per controllare i Palazzi Cirio e regolarizzare le posizioni, ho chiuso case affittate abusivamente, ho alzato dei muri davanti alle porte di abitazioni inagibili dal punto di vista igienico. Ma non siamo riusciti a controllare una forza lavoro, un bracciantato che arriva qui in maniera disordinata, spesso sollecitato dagli stessi agricoltori italiani che sfruttano i bulgari nella raccolta del pomodoro o del fagiolino".
Una convivenza difficile, peggiorata con il tempo, tanto da concludersi in violenza.
"Quello dei rom è forse il gruppo più eterogeneo tra le diverse minoranze etniche presenti in Bulgaria, me lo ha detto stamattina anche la console bulgara, Ermelina Peycheva. Quella presente a Mondragone, mi creda, è una comunità particolarmente difficile e complessa".
Perché?
"Perché danno vita a comportamenti che offendono il decoro cittadino. Si ubriacano all’aperto, schiamazzano, sono aggressivi. Un’offesa al vivere civile dei mondragonesi".
Lei aveva promesso lotta agli immigrati irregolari e impegno per integrare i regolari.
"Questa comunità è impermeabile a ogni forma di integrazione, nonostante noi abbiamo messo in campo tante azioni anche con la Chiesa locale e con il Vescovo di Sessa Aurunca. Sfuggono al rispetto delle regole".
Si augura che vadano via?
"No, continueremo a lavorare all’inclusione, ma pretendiamo da parte loro il rispetto delle norme italiane".
Non vede il rischio che Mondragone si trasformi in una nuova Villa Literno, con scontri tra italiani e immigrati?
"Villa Literno ha risolto il problema non affittando più le case agli immigrati. E ora molti di quegli irregolari sono venuti qui da noi. La nostra città rischia di diventare un dormitorio per braccianti agricoli stagionali al servizio del caporalato".