Genova, 25 novembre 2019 - Al termine del sopralluogo aereo sulla frana che ha portato al crollo di un tratto del viadotto sull'A6 Torino-Savona è emerso che ci sono ancora "dai 10 ai 15 mila metri cubi di materiali in bilico" sul tratto di montagna franato. Ad affermarlo gli esperti Nicola Casagli dell'Università di Firenze e Luca Ferraris della Fondazione Cima, centri di competenza della Protezione civile nazionale, che hanno effettuato il monitoraggio.
Quelli caduti sono stati invece "tra i 20 e i 30 mila metri cubo di fango, ad una velocità tra i 15 e i 20 metri al secondo". Questo, ha spiegato Ferraris, rende verosimile l'ipotesi che la probabile causa del crollo potrebbe essere stato proprio "l'impatto della massa di fango, scesa molto velocemente da un'altezza considerevole e lungo un bacino stretto, sui piloni del viadotto stesso". Il timore ora è che le piogge possano far staccare il materiale in bilico, per questo si sta lavorando all'installazione di un sistema di monitoraggio di quel che è rimasto appeso, attraverso un pluviometro - per valutare l'impatto della pioggia sulla frana - e un radar per monitorare eventuali movimenti franosi.
Anche la procura di Savona si è mossa: il procuratore capo Ubaldo Pelosi ha spiegato che il viadotto non era mai stato attenzionato dalla procura. A chi chiedeva se si poteva prevenire o se si sia trattato di una tragica fatalità il procuratore ha replicato: "E' impossibile dare una risposta. Saranno temi oggetto delle indagini. E' stato aperto un procedimento a carico di ignoti. Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi, per capire meglio i fatti, ci vorrà tempo".