Roma, 26 novembre 2019 - Il problema non sono i soldi per mettere in sicurezza il nostro territorio, è spenderli. Superare la giungla della burocrazia, dei ricorsi e dei controricorsi, delle autorizzazioni e delle valutazioni di impatto, dei palleggiamenti di responsabilità, un moloch che produce ritardi indecenti. Il 91% dei Comuni italiani è a rischio per frane e/o alluvioni; 1,28 milioni di abitanti sono a rischio frane e oltre 6 milioni di abitanti a rischio alluvioni. Ma rispondere alle loro sacrosante esigenze di essere messi in sicurezza è difficilissimo. A certificare quanto in Italia sia complicato fare infrastrutture è il rapporto sui tempi di attuazione delle opere pubbliche, prodotto nel 2018 dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, che fa parte della Presidenza del Consiglio. Il tempo di attuazione va da meno di 3 anni per i progetti di importo inferiore a 100 mila euro, a 7.9 anni per le opere tra 1 e 10 milioni, a 10,8 anni tra 20 e 50 milioni, a 12,2 anni (erano 11.6 nel 2014) per quelle tra 50 e 100 milioni e a 15,7 anni (erano 14,7 nel 2014) per quelle oltre i 100 milioni.
Da notare che per una maxiopera di questa categoria, considerati i "tempi di attraversamento", si perdono 6,4 milioni nella fase di progettazione e 1,7 in quella di affidamento. Il dato più agghiacciante è quello dei cosiddetti "tempi di attraversamento", cioè l’intervallo temporale che intercorre tra la fine di una fase e l’inizio di una fase successiva: si tratta sostanzialmente di attività amministrative. Burocrazia. Oggi il loro peso è pari al 54,3% del tempo necessario a fare una opera. Va detto che nel 2014 andava anche peggio: i tempi di attraversamento ammontavano al 61,3%. La progettazione preliminare è quella dove il peso dei tempi di attraversamento è maggiore: 68,7% rispetto al 31,3% dedicato alla progettazione. Considerando anche le altre fasi della progettazione (definitiva ed esecutiva) o il peso dei tempi di attraversamento sulla progettazione totale è pari al 59%. La rilevanza dei tempi di attraversamento diminuisce al crescere dell’importo e per le opere oltre i 100 milioni è ‘solo’ del 44%. Nel settore ambiente-difesa del suolo, i tempi attuativi medi per interventi sopra i 5 milioni di euro sono di 8,3 anni, dei quali 3,9 per la progettazione, 1 per l’affidamento e solo 3,4 per i lavori. I tempi scendono a 6,1 anni per opere tra i 2 e i 5 milioni di euro e 5,4 anni per opere tra 1 e 2 milioni. Ovviamente, sula performance incide anche l’ente attuatore. Le Regioni sono le più efficienti, i ministeri i meno efficienti (allungamento del 10% dei tempi). Abbastanza male anche i Comuni piccoli e medi. Su base territoriale Basilicata e Molise si caratterizzano per i tempi più lunghi di realizzazione delle opere (5,7 anni) seguiti dalla Sicilia (5,3 anni) e dalla Liguria (5,2). Di contro i lavori sono veloci in Emilia Romagna e Lombardia (4,1 anni), mentre Piemonte, Friuli, Trentino, Lazio (4.2) Umbria, Marche (4,3) e Toscana (4,4) sono poco sopra. Certo è che tagliare del 50-70% i tempi di attraversamento è la chiave per ridurre di almeno un terzo i tempi finali.