Torino, 11 dicembre 2016 - Un anno fa le foto di lui in posa con un leone appena ucciso dopo un safari in Tanzania gli era costata una pioggia di critiche sul web e l'allontanamento dalla direzione sanitaria del canile di Caluso. Ieri Luciano Ponzetto, stimato veterinario di 55 anni residente a Orio Canavese (Torino), è morto cadendo in un burrone mentre inseguiva una preda in Valle Soana sul massiccio del Gran Paradiso.
Scivolato sul terreno innevato, nonostante indossasse i ramponi, è precipitato oltre un salto di roccia a quota 2.000 metri in località Piano della Marmotta. All'arrivo del soccorso alpino, allertato da un compagno di battuta, non c'è stato nulla da fare.
Inevitabile, ancora un volta, l'intervento sulla vicenda dei social, che però si spaccano: c'è chi continua a insultarlo, chi lo ricorda come un ottimo professionista, chi intravede nella sua morte le trame del destino. "Un killer in meno", "giustizia è fatta", "Dio c'è" hanno infatti commentato alcuni; ma tanti i suoi clienti che lo hanno difeso e che anche oggi ne ricordano le doti umane e professionali. "Vergognatevi, è morta una persona, un essere umano prima di tutto", è un altro dei commenti postati sui social.
Dopo la pubblicazione su Facebook dei suoi 'trofei' (il dottore aveva pubblicato immagini di sé con un elefantino ucciso, di un leopardo e di un camoscio) Ponzetto era stato più volte minacciato di morte, da privati cittadini o gruppi ecologisti. Il cacciatore era stato costretto quindi a chiudere il suo profilo sul social. L'Enpa ne aveva anche chiesto la radiazione dall'albo. "La professione di veterinario non è incompatibile con attività di caccia o safari", si era difeso il veterinario-cacciatore.