Giovedì 21 Novembre 2024
BRUNO VESPA
Cronaca

Telekabul o Telemeloni, Rai pubblica e lottizzata come tutte le tv di Stato

Bernabei aveva dato un tot di secondi fisso a ogni partito nel tg. Tutti finivano in onda, tranne Almirante. Il Tg1? Da sempre alla maggioranza. All’estero non è diverso. Il capo della Bbc mi disse: “Mi ha cacciato Cameron”

Roma, 1 agosto 2024 – Da Telebernabei a Telemeloni. Ho servito sotto 26 capi azienda sui 29 che si sono alternati nella guida della Rai dal 1946 ad oggi e sotto 25 presidenti su 31. Sessantadue anni certificati di cui 56 in televisione. L’editore della Rai è stato prima il governo e poi dal ’75 il Parlamento. Cioè la politica. Accade la stessa cosa in Francia, con maggiore brutalità in Spagna e perfino alla mitica Bbc . Quando chiesi a Lord Hall, grande direttore generale della radiotelevisione britannica, perché avesse lasciato la guida della Royal Opera House, mi rispose francamente: "Me lo ha chiesto Cameron". I dirigenti delle televisioni pubbliche da nessuna parte vengono portati dalla cicogna.

Ettore Bernabei, storico dg Rai
Ettore Bernabei, storico dg Rai

Ettore Bernabei era un genio. Pessimo carattere e polso di ferro, teneva in mani saldamente democristiane l’unico telegiornale e affidava a socialisti (Sergio Zavoli) e comunisti la redazione del mitico TV7 sul quale esercitava personalmente un rigoroso controllo. Il ‘pastone’ politico del tg era il seguente: 1 minuto alla Dc, 50” al Pci, 40” al Psi, una ventina a Pri, Psdi, Pli e una decina, raramente, al Msi. I missini erano in isolamento sanitario. Ho intervistato tutti i leader politici italiani dalla generazione dei Gonella, Fanfani, Saragat, Malagodi, Ugo La Malfa, Amendola, Nenni per poi passare a Moro, Andreotti, Berlinguer, Crax*i fino ad oggi. Con una sola eccezione: Almirante, presente (e come!) solo a Tribuna politica . Niente interviste al tg. E mi dispiace.

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Con la riforma del ’75 ci fu all’inizio un bipolarismo Dc/Psi. I socialisti al Tg2 presero una fregatura: andarono a letto con Andrea Barbato grande giornalista di area socialista e si svegliarono con Barbato vicino al Pci. La Dc tenne il Tg1 il cui direttore da cinquant’anni è indicato dal partito leader di governo, fosse – dopo la Dc – Forza Italia, il Pd, il M5s, Fratelli d’Italia. Quando nell’87 il Tg3 divenne testata autonoma, ne fu nominato direttore Sandro Curzi, ferreo, simpatico, militante comunista. Nacque Telekabul, che rispetto a certi programmi che trasmette oggi La7 era un telegiornale doroteo. Da 37 anni il direttore del Tg3 è suggerito dal principale partito della sinistra.

Per evitare che Berlusconi andasse al potere, alla vigilia delle elezioni del 2001 Raiuno (Biagi e Benigni), Raidue (Luttazzi e Santoro), Raitre (Santoro) aprirono un imponente e impudente fuoco concentrico di sbarramento. Mi piacerebbe ritrasmettere integralmente quelle puntate e aprire un dibattito, visto che allora la stampa più autorevole non batté ciglio. Se oggi Telemeloni facesse una cosa del genere, avremmo la lotta armata nelle strade. Berlusconi non riuscì a cambiare il corpaccione della Rai che è stato sempre di sinistra, come la cultura italiana prevalente (si finge convenzionalmente di ignorare che la casa editrice Einaudi, totem della sinistra, che ha pubblicato libri contro Berlusconi, sia della famiglia Berlusconi). Il Cavaliere nominò deboli direttori generali, ma la struttura portante dell’azienda era e resta di sinistra. E nel decennio in cui il Pd è stato al potere pur in assenza di una vittoria elettorale, la Rai si è adeguata. Il governo Meloni ha rotto un tabù, il monocolore storico di Raitre. Ma Fazio è andato via per guadagnare di più (in questo è imbattibile) ed è certificato che il suo show costasse alla Rai più di quanto rendesse. Idem Bianca Berlinguer. Lucia Annunziata è andata via per candidarsi col Pd alle Europee. Martiri in giro ne vedo pochi.

Si può dire onestamente che i rari conduttori ‘moderati’ abbiano stravolto la fisionomia della rete? Direi di no. Hanno solo appena impallidito il rosso profondo. Ranucci e Report restano lì. Giorgio Zanchini e Quante storie pure. Come Marco Carrara. Luisella Costamagna ha il suo spazio. Al di là del conduttore Roberto Inciocchi, la struttura di Agorà resta la stessa e sta arrivando in prima serata un eccellente giornalista come Peter Gomez, condirettore del Fatto quotidiano . Sbaglierò, ma nelle nuove nomine professionisti di valore della sinistra avranno ruoli strategici, come avviene già oggi.

Al di là di qualche caduta di gusto qui e là, si può dire seriamente che Telemeloni metta in pericolo addirittura ‘lo stato di diritto’? O non è più sconcertante che in un report europeo si arrivi a questa conclusione dopo aver interpellato solo otto giornalisti di sette testate antigovernative?