Sabato 28 Settembre 2024
CESARE CREMONINI
Cronaca

Altro che tablet. La vera libertà è una 50 Special

Cesare Cremonini: "La vespa è ancora attuale"

PUBBLICITÀ Una locandina della Vespa che risale  agli anni ’50.  Il lavoro  dei creativi  ha portato allo slogan  ‘Vespizzatevi’

PUBBLICITÀ Una locandina della Vespa che risale agli anni ’50. Il lavoro dei creativi ha portato allo slogan ‘Vespizzatevi’

Bologna, 31 marzo 2016 - In un’epoca strana come la nostra, dove la cucina molecolare sembra volersi sostituire alla sostanza più saporita della tradizione, dove la musica, anche quella più popolare si ascolta per vie ormai indecifrabili, dove persino il calcio riflette sulla necessità della moviola in campo tradendo quella polemica da bar che ad alcuni è sempre piaciuta, (e ad altri no), ecco qualcosa che non siamo riusciti ancora a sostituire: l’idea che la libertà possa viaggiare su due ruote. Che sia un merito o un caso non spetta a me dirlo, ma la longevità e il successo di un modello di scooter come quello brevettato ormai settanta anni fa dalla Piaggio parla chiaro: la Vespa è ancora attuale, oltre che italiana, e questo vuol dire che forse esiste in noi un ricordo non del tutto sbiadito di cosa sia la felicità. Come a dire: finché c’è Vespa, c’è speranza! Due indizi fanno una prova. Abbiamo associato la bella favola della Vespa all’idea di un’Italia che riparte, o meglio che ripartiva, di un contatto tra la natura e la strada che ‘solo lei’ poteva procurarci quando muoversi divenne simbolo di emancipazione, un diritto conquistato da tutti, qualcosa da mostrare con orgoglio.

Cesare Cremonini

L’Italia nel frattempo però è cambiata. Ora sembra più ferma di allora e la ripresa si allontana come un miraggio, costringendo i più a fare i conti tanto con il portafogli quanto con la cilindrata dei nostri sogni. La gente se ne sta a casa, dicono le statistiche. L’idea che la libertà sia movimento è stata in questi anni ostacolata, avvilita, decomposta, tanto che le stesse strade della mia città, una volta vivaci e formicolanti, il sabato sera offrono silenzi inquietanti e vuoti inusuali. Per giunta, mi chiedo, poteva accaderci peggior cosa che l’esplosione dei social network in un pianeta in cui la paura dell’altro ci spinge ancora di più al rintanarci davanti a un computer piuttosto che colorare il mondo?

Eppure la Vespa è sopravvissuta a tutto questo, e il sogno non si è spento. Me ne accorgo ogni volta in cui parte quella canzone, orgogliosamente quella mia canzone, 50 Special. È la stessa che ha aperto il sipario della mia storia musicale ormai quasi vent’anni fa, ma ora più che mai fa esplodere le folle di ragazzi e ragazze che vengono ai miei concerti. Mi chiedo perché quel verso del suo ritornello che grida un liberatorio ‘fuori città, fuori città!’ venga ancora intonato a squarciagola da ragazzini abituati ormai a viaggiare nel tempo e nello spazio virtuale di internet con un cellulare fra le mani, piuttosto che tra le scoscese ramificazioni di strade e stradine dei colli bolognesi o delle campagne italiane.

A me sembra, dalla posizione privilegiata di un palco, che quei versi semplici e diretti che parlano di una fuga in Vespa lontano dai problemi di tutti i giorni, riescano a richiamare sull’attenti quel nostro istinto primordiale verso un’idea diversa di libertà. Una sensazione che viaggia ancora sulle ruote della fantasia, dell’esplorazione, dell’improvvisazione, della condivisione di momenti vissuti e non fotografati. La stessa idea di libertà che la Vespa ancora oggi ci consegna come una preziosa eredità da preservare. Non solo il ricordo di un tempo che fu, ma un concentrato di positività e di identità attuale: la nostra. Quella parte dell’Italia verso la quale è ancora bello e rassicurante ancorarsi.