Venezia, 2 febbraio 2018 - «W la squola»: il motto, a volte ironico e altre (purtroppo) no, è ormai entrato nell’immaginario comune come manifesto di studenti indisciplinati e negligenti. Un ricordo collodiano di un Pinocchio più attratto dal Paese dei Balocchi che dallo studio. Ma quando a scrivere e a insegnare «squola» invece di «scuola» è una maestra c’è poco da ridere. È accaduto a Venezia e l’insegnante, dopo un periodo di sospensione da scuola, si è vista confermare il licenziamento dal giudice del lavoro della città veneta. In classe la maestra scriveva ‘squola’, ma anche ‘sciaquone’ e dove servivano le doppie le ometteva, salvo aggiungerle nelle parole che non le hanno. Ben presto i genitori hanno scoperto che i propri figli imparavano un’ortografia molto ‘particolare’ e sono corsi ai ripari segnalando la questione al preside.
L’insegnante è stata giudicata «didatticamente incapace» e ora, dopo un periodo di allontanamento da scuola, non potrà più insegnare. Fino a tre anni fa la maestra prestava servizio in una scuola elementare della provincia di Venezia, a Veternigo, frazione di Santa Maria di Sala. Dopo il putiferio che si era scatenato e la conseguente sospensione dal servizio la donna aveva fatto ricorso al giudice del lavoro contro la decisione del Ministero dell’istruzione, che l’aveva lasciata a casa dopo la segnalazione della preside. Ma anche la magistratura ha deciso che non è idonea a insegnare.
In particolare erano stati i genitori dei bimbi delle due classi di prima elementare, dove la donna insegnava italiano, ad accorgersi degli strafalcioni nelle correzioni e nei compiti assegnati dalla docente. Per protesta erano arrivati a tenere a casa i figli, in attesa dell’allontanamento dell’insegnante. Il giudice ha ritenuto inammissibile anche la domanda con la quale l’ex insegnante chiedeva di essere assegnata ad altre mansioni o trasferita in un altro istituto.
Un caso analogo è accaduto poche settimane fa alle elementari di Casciana Terme, in provincia di Pisa, dove i genitori hanno deciso di protestare contro una maestra precaria ritenuta «non adeguata». Secondo le famiglie le correzioni dei compiti dei propri figli contenevano errori, grammaticali e ortografici, ancora più grossi di quelli degli alunni. Da qui la segnalazione, prima verbale e poi scritta al preside, che non ha perso tempo e dopo aver acquisito la documentazione ha constatato la fondatezza di quanto segnalato dai genitori. L’insegnante è stata quindi retrocessa al ruolo di maestra d’appoggio, un ruolo quindi non più primario, e con orario spalmato non più su una ma su quattro classi. Ma questo non è bastato a sedare la protesta delle famiglie che ora sono decise a ‘scioperare’ portando via da scuola i propri figli nelle ore dell’insegnante sgradita.