Venezia, 5 agosto 2018 - “Appello a Giuseppe Conte: si firmi il decreto per unificare le competenze delle acque in Laguna di #Venezia. Tuteliamo chi la vive e la frequenta. Così avremo + poteri + controlli + risorse per manutenzione + sicurezza”. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro sintetizza con queste parole via Facebook un nodo irrisolto da anni. Lo fa mentre è ancora scosso dal sabato più nero, quello dei tre morti, i due pescatori travolti e uccisi da un lancino e il 76enne che è finito in acqua e non ha avuto scampo, il suo barchino si è rovesciato al passaggio di un’altra imbarcazione.
Sono in troppi a governare sulle acque della Laguna di Venezia, è il ragionamento di Brugnaro. Il primo cittadino mette in fila: Comune, Città Metropolitana, Provveditorato, Capitaneria, Regione, Comuni della gronda lagunare... “Gli effetti dello spezzettamento di competenze - scrive il sindaco - rendono ogni giorno evidente che la capacità di regolamentazione, l’efficacia nei controlli, la potestà sanzionatoria, le risorse per una programmata manutenzione sono funzioni che debbono essere svolte da un unico ente, che coordini le altre istituzioni“. La legge ha già deciso chi debba essere.
“Un decreto del 2014 ha riconosciuto nella Città metropolitana l’ente al quale attribuire i poteri per la gestione unitaria. Purtroppo i governi precedenti si sono sottratti a questo obbligo. È tempo di agire”. Il sindaco ricorda che la città aspetta il decreto da 36 mesi, "una bozza mi risulta sia sul tavolo di palazzo Chigi". Ma non basta, serve una decisione più urgente, vista "la gravità della situazione".
Quindi Brugnaro propone al ministro dell'Interno Matteo Salvini "la disponibilità della Città metropolitana ad assumere il ruolo di Commissario straordinario al Moto Ondoso, per poter intervenire al più presto e gestire con operatività ed efficacia questa vera e propria emergenza". Dopo il sabato tragico, sono riesplose le polemiche. A fine giugno duecento cittadini avevano firmato una petizione - poi inviata alla prefettura e da lì girata alle forze di polizia - per denunciare l'invivibilità dei canali, tra barchini lanciati a tutta velocità e feste che garantiscono notti insonni ai residenti. "Non siamo stati ascoltati", la denuncia dopo i tragici fatti di sabato. Una difficoltà innegabile è data proprio dall'intreccio delle competenze, che finiscono per disperdere le energie.