Giovedì 13 Febbraio 2025
GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Venezia, un ascensore sul Canal Grande. Lite nel palazzo (storico) di Fiorello

Lo showman vota sì alla richiesta di una condomina in carrozzina. La polemica: deturpa la bellezza della città

La facciata di Palazzo Bernardo a Venezia e Fiorello

Lo sognano a Sanremo, al teatro Ariston, e lui sbuca a Venezia, nel sestiere San Polo. Sì, proprio lui, Fiorello. Non di persona, ma via web. Nella settimana dell’anno che è più ’sua’, quando i telespettatori l’aspettano al varco tra anticipazioni negative – "no, non ci sarà" – e assist di Amadeus – "ma se gli ho prenotato la stanza davanti alla mia?" –, lo showman finisce in rete per la più classica lite condominiale. Evento che capita quasi a tutti almeno una volta nella vita. A lui, nelle vesti di proprietario di una superba porzione del quattrocentesco Palazzo Bernardo.

Il caso monta a causa dell’ascensore da posizionare nel cortile interno. L’intervento, richiesto da una condomina con accertati problemi di mobilità, scatena contrasti feroci fra i pochi ma agguerriti protagonisti. Il sì di Fiorello fa blocco con la maggioranza dei favorevoli: la proponente in carrozzina e le titolari di due alloggi turistici del secondo piano. Ma c’è chi non è d’accordo, per ragioni estetiche e di tutela. Così gli animi si surriscaldano e la minoranza reagisce. Tra gli oppositori, l’ex modella Gaby Wagner, ora designer e fotografa, e il marito avvocato Jean Marie de Gueldre: "Come è possibile realizzare un ascensore nel cortile di un palazzo storico?", si chiede la coppia tra orrore e disappunto: "Avremo le due corsie tra le finestre della camera da letto. E al di là dell’inopportunità di intervenire in un contesto tutelato e da tutelare, avremmo non poco disturbo con il saliscendi", è la protesta non infondata con immediata impugnazione della delibera e contestuale attivazione legale.

Disaccordi che esplodono in ogni condominio italiano, figurarsi se le tabelle millesimali gratificano i titolari di un assoluto incanto come Palazzo Bernardo edificato a partire dal 1422, in tipico stile tardogotico veneziano, dall’omonima famiglia di mercanti. Un viaggio nella storia: affaccio sul Canal Grande, in angolo col Rio de la Madoneta, tra Palazzo Querini Dubois e Casa Sicher. E ancora: due portali ad altezza acqua, cornici angolari in pietra d’Istria, due elegantissime esafore al primo e al secondo piano e una quadrifora posta all’ultimo piano, il terzo, dove Fiorello ha una bella proprietà che a quanto pare intenderebbe frazionare. Secondo indiscrezioni, terrebbe un’unità per sé quale ottimo investimento e metterebbe l’altra in vendita. E va da sé che a Venezia un immobile con l’ascensore avrebbe mercato potenziato e agevolato. Tanto più in un palazzo storico che nel 1442 ha ospitato vip rinascimentali come il duca di Milano Francesco Sforza e sua moglie Bianca Visconti, e che è poi passato di mano in mano tra i potenti delle varie epoche, incluso a fine ottocento l’editore Pietro Naratovich che vi installò i preziosi torchi della sua attività.

Ora, in quegli stessi ambienti, si stampano impugnazioni e volano parole grosse. Fiorello non commenta. C’è una condomina in carrozzina (un fatto incontestabile). Ci sono, soprattutto, quelle stesse ragioni che a Venezia animano da sempre il dibattito tra puristi e innovatori. E in una città di residenti anziani e di agiati compratori il caso di Palazzo Bernardo accende i fari di Comune e Soprintendenza. Il progetto dell’architetto Stefano Zorzi (con la stessa azienda che ha lavorato agli ascensori del Fondaco dei Tedeschi – dal 2016 convertito in lussuoso shopping center) prevede cabina nuda su binario e nessun rumore. "Senza entrare nel caso – si tiene in equilibrio l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin – vivere a Venezia comporta non poche difficoltà". Ma "se si vogliono raggiungere standard abitativi di qualità, non invasivi e inclusivi ( ndr , questa la parola chiave), c’è la Soprintendenza che vigila e garantisce che gli immobili siano tutelati", è il messaggio in codice via Corriere del Veneto . All’autorità l’ultima parola.