Mercoledì 21 Agosto 2024
BEPPE BONI
Cronaca

Yacht affondato a Palermo, l’ex velista Cino Ricci: "Errore umano? Tragica sfortuna, ma ora non sarei andato in Sicilia"

Il leggendario skipper di Azzurra: il mare è troppo caldo e così le trombe d’aria si creano in pochi minuti

Il veliero Bayesian prima dell'incidente. Nel box: L'ex velista Cino Ricci ai tempi di Azzurra

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Ravenna, 21 agosto 2024 - La voce roca da duro del mare esce con un velo di saggezza, come ai vecchi tempi, quelli della mitica Azzurra nel 1983. Ad un passo dai 90 anni, Il 4 settembre, Vincenzo Cino Ricci, leggenda italiana della vela, è stato appena premiato dall’America’s Cup Hall of Fame con la prestigiosa Richard Francis Sutton Medal.

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Ricci, ha seguito il disastro dello yacht affondato a Palermo?

"Certo, ho visto tutto. Il mare è capace di regalarti grandi soddisfazioni e di imporre grandi tragedie".

Una tromba d’aria è prevedibile quando si naviga?

"Prevedibile in senso stretto no, anche perché è un fenomeno che si crea in pochissimi minuti. Ma si può pensare che in una certa zona ricorrano ipoteticamente condizioni sfavorevoli. Non è possibile identificare con precisione quando e dove si crea un tornado".

Quali sono le condizioni più temute?

"Acqua calda come in questi giorni fino a 35-36 gradi, bassa pressione e correnti di vento che vengono da sud".

Caratteristiche che devono far pensare subito a trombe d’aria?

"È difficile prevedere i dettagli. Sicuramente queste condizioni favoriscono temporali violenti ed eventi estremi".

Lei avrebbe navigato in quell’area?

"Ragionare col senno di poi è troppo facile. Ma le precauzioni sono sempre necessarie. Mio figlio, che è istruttore di vela, stava per partire proprio per la Sicilia in questi giorni. L’ho sconsigliato e lui stesso ha convenuto di rinviare il viaggio. A volte è importante conoscere anche le caratteristiche della zona".

Possibile che sul Bayesian non le abbiano studiate?

"Lo hanno fatto sicuramente, non voglio e non posso dare colpe a nessuno. Forse se a bordo ci fosse stato un marinaio locale avrebbe aggiunto un consiglio utile in più. Ma è solo un’ipotesi".

Dunque va escluso un errore umano?

"Direi che qui si tratta di una drammatica sfortuna più che di un errore umano".

Come è possibile che la tromba d’aria abbia colpito il veliero degli inglesi e non quello a poca distanza?

"Può succedere. Un fenomeno atmosferico del genere può essere ampio anche solo 15-20 metri, quindi può colpire una imbarcazione e sfiorarne un’altra. Come quando un tornado sulla terraferma passa tra due case".

Qualcuno sottolinea che qui mancava la vedetta.

"Non c’entra nulla, la si usa su altri tipi di nave. Poi quando il vento ti investe all’improvviso a 300 chilometri all’ora c’è poco da fare".

Nell’affondamento può aver influito l’albero alto 75 metri, il secondo al mondo?

"Ma no, la tecnologia e i materiali di oggi sono di altissimo livello. Quella barca come altre è un’opera di ingegneria realizzata dai migliori tecnici al mondo che calcolano ogni dettaglio. Qui, ripeto, ha giocato molto la sfortuna".

Lei va ancora in mare?

"No, con la vela ho chiuso una quindicina di anni fa. Poi mi sono divertito a fare il vino e lo chiamai ‘Ce ne fosse’. Oggi sto bene e mi riposo. Sono socio onorario del Circolo velico di Ravenna, dove abito, e mi basta".