Martedì 14 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Fine vita, il Vaticano apre allo stop di alimentazione e idratazione forzate. “Valutare caso per caso”

Il dizionario ragionato della Pontificia accademia per la Vita ribadisce il no all’eutanasia. Ma sollecita un dibattito per trovare “soluzioni legislative condivise”

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita (Ansa)

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita (Ansa)

Roma, 8 agosto 2024 – Le parole contano. Soprattutto quando si parla di questioni delicate come il fine vita. Allora ecco che il Vaticano ha pensato a un “Piccolo lessico” per mettere in fila una serie di concetti ostici: dall’eutanasia al testamento biologico. Il vademecum della Pontificia Accademia per la Vita, pubblicato lo scorso 2 luglio, è un occasione per affrontare pubblicamente (ufficialmente?) tematiche controverse su cui finora le posizioni della Chiesa sono state piuttosto rigide.

Certi paletti restano indiscussi, come il no all’eutanasia, ma per la prima volta il Vaticano apre a uno “spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo”. E allora ecco che il suicidio assistito smette di essere un tabù ma un argomento di discussione. Perché – scrive il presidente dell’Accademia, Monsignor Paglia, nell’introduzione, siamo in una “società “pluralista” dove “i diversi linguaggi morali non sono affatto incomunicabili e intraducibili, come alcuni sostengono; lo sforzo che ciascuno compie per comprendere le ragioni dell'altro e per accettare il dialogo con chi la pensa diversamente, favorisce e, favorisce il confronto e un almeno parziale condivisione delle ragioni valide in favore dell'una o dell'altra scelta”. In tutto ciò le “mediazioni” fra posizioni diverse, “non sono necessariamente destinate ad assumere la figura scadente di un compromesso al ribasso o della negoziazione per uno scambio di favori politici”. 

Il no all’eutanasia

Non c’è nessuna rivoluzione nell’opuscolo di 80 pagine, beninteso. Si ripropone il rifiuto dell’eutanasia  perché “la sua legalizzazione potrebbe portare a una moltitudine di pericoli oltre alla violazione intenzionale della vita umana – spiega il sito dell’United States Conference of Catholic Bishops in un articolo che interpreta il contenuto del libretto –. Mettere a repentaglio il ruolo del medico, la cui missione è quella di prendersi cura e preservare la vita dei pazienti, potrebbe portare a al ridotto sostegno per l’assistenza a coloro che muoiono di morte naturale e viola la libertà delle persone che potrebbero sentirsi spinte a perseguire l’eutanasia per evitare di essere un peso per la loro famiglia o società”. 

Mentre rilancia le cure palliative (il dolore non è celebrato come cammino di redenzione de dovere del medico e del cristiano è alleviarlo), la Pontificia Accademia per la vita ribadisce il rifiuto all’accanimento terapeutico, contemplando anche la possibilità di sospendere alimentazione e idratazione forzate in un paziente in fine di vita. "Le società scientifiche principali definiscono unanimemente le Nia (Nutrizione e idratazione artificiali) come trattamento medico-sanitario a tutti gli effetti”, e anche la loro adozione o eventuale sospensione “chiede di essere declinata con discernimento nei casi concreti”, si legge nel testo. Sì anche a una mediazione anche sul testamento biologico (le “disposizione anticipate di trattamento”). 

Alimentazione e idratazione artificiali 

La questione delle Nia viene trattata in uno specifico paragrafo che fa il punto sia delle norme civili in merito sia dei documenti ecclesiastici. "In effetti - si legge -, quanto viene inserito nell'organismo è preparato in laboratorio e somministrato attraverso dispositivi tecnici, su prescrizione e tramite intervento medici. Non si tratta pertanto di semplici procedure assistenziali e il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che le rifiuti con una consapevole e informata decisione, anche anticipatamente espressa in previsione dell'eventuale perdita della capacità di esprimersi e di scegliere”. “Nelle malattie in cui si protrae uno stato di incoscienza prolungato con possibilità praticamente nulle di recupero, come nel caso dello stato vegetativo permanente - spiega ancora il vademecum -, si potrebbe sostenere che, in caso di sospensione delle NIA, la morte non sia causata dalla malattia che prosegue il suo corso, ma piuttosto dall'azione di chi le sospende. Ci sarebbe allora una differenza rispetto alla ventilazione assistita, che è pure un presidio di sostegno vitale, ma la cui sospensione, in condizioni particolari, non solleva obiezioni perché l'insufficienza respiratoria è parte della patologia in atto. A ben guardare, però - avverte il testo -, questo argomento è vittima di una concezione riduttiva della malattia, che viene intesa come alterazione di una particolare funzione dell'organismo, perdendo di vista la globalità della persona. Questo modo riduttivo di interpretare la malattia conduce poi a una concezione altrettanto riduttiva della cura, che finisce per focalizzarsi su singole funzioni dell'organismo piuttosto che sul bene complessivo della persona”. E’ evidente l’evoluzione rispetto a certe posizioni dogmatiche della Chiesa. 

"Trovare soluzioni condivise”

Alla base di ogni discorso c’è l’assunto, spiegato da Paglia, secondo cui “la libertà implica sempre l'esigenza di essere responsabili della vita: in me e nell'altro, indissolubilmente – si legge – Una prospettiva che certo non collima con una concezione individualista, che tende a ridurla alla solitudine dell'autodeterminazione assoluta e cede alla volontà di potenza dell'amore di sé, senza riguardo per la vulnerabilità alla quale espone gli affetti dell'altro. Siamo tutti radicalmente relazionati”. Il “Piccolo dizionario” si propone come strumento per un dibattito onesto e informato contro le  "ideologie preconfezionate e di parte”. Solo così è possibile trovare “soluzione condivise”. Da religiosi e non.