Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Varianti Covid: ecco perché ora fanno meno paura

Virologi e infettivologi: non tutte le mutazioni sono pericolose

Tamponi all'aeroporto di Roma (Ansa)

Nel carosello delle mutazioni potrebbe prevalere, sulla lunga distanza, la fazione del virus Sars-Cov2 più favorevole alla specie umana. Riprende corpo in qualche modo quella previsione, azzardata prima della bufera e subito affossata nel contraddittorio, secondo la quale riusciremo a convivere con la pandemia. E a trovarsi d’accordo sono diversi medici, tra virologi e infettivologi.

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L’anno scorso di questi tempi veniva additato con scetticismo chi ipotizzava che, col passare dei mesi, questo scomodo inquilino del pianeta si sarebbe placato, come accadde duemila anni fa con il raffreddore. Oggi si scoprono varianti benigne, emergono ceppi dai nomi esotici. Sono dieci, cento volte più intrusivi di un’influenza, ma evolvono senza gravi conseguenze per l’ospite.

"Finora abbiamo osservato e studiato le tipologie maggiormente contagiose, e più aggressive, come la variante inglese – ha spiegato Matteo Bassetti, presidente della Società italiana terapia antinfettiva –, ma sono d’accordo con quanto emerso dallo studio dell’Istituto Spallanzani di Roma, e dalla riflessione del direttore sanitario, Francesco Vaia: non tutte le mutazioni peggiorano la situazione. Purtroppo c’è sempre chi specula e semina terrore".

"Le varianti del Covid si moltiplicano, ma si somigliano sempre di più: segno che forse il virus sta rallentando la sua evoluzione" spiega all’HuffPost il professor Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia Molecolare del Policlinico San Matteo di Pavia che con la sua équipe sta monitorando le mutazioni di Sars-Cov-2, fin dalla prima ondata.

Roberto Burioni, virologo universitario del San Raffaele di Milano, solitamente prudente, si concede una punta di ottimismo nel commentare l’annuncio di Pfizer secondo cui mancano evidenze che sia necessaria una nuova dose del vaccino contro le varianti. "Mi permetto di fare notare – sottolinea il professore in un tweet – che la Pfizer avrebbe molto da guadagnare se si verificasse l’ipotesi opposta, ovvero la necessità di richiami con vaccino adattato alle varianti". Vale a dire che questi vaccini funzionano a dovere, anche con le varianti.

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