Mercoledì 18 Dicembre 2024
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Valanghe, la mappa del rischio in Italia: hotel, strade, scuole e tralicci ai raggi X. “Ecco quali sono le regioni modello”

Il dossier è stato curato dal Politecnico di Torino e firmato dagli ingegneri Bernardino Chiaia e Barbara Frigo. Distribuito a tutti i comuni montani. “Il problema principale è la mancanza di conoscenza”

Torino, 18 dicembre 2024 – Una mappa del rischio valanghe in Italia, paese segnato da stragi come quella di Rigopiano, che il 18 gennaio 2017 ha provocato 29 morti sul Gran Sasso d’Italia, in Abruzzo, disastro tra i più gravi mai accaduti in montagna.

Gli ingegneri Bernardino Chiaia e Barbara Frigo del Politecnico di Torino hanno messo ai raggi X hotel, strade, scuole, tralicci elettrici.

Il documento è stato realizzato con la Presidenza del consiglio dei ministri e il dipartimento degli Affari regionali a cui fa riferimento l’associazione dei comuni montani d’Italia. Presentato a Roma il 20 novembre, ora è nei cassetti di tutti i sindaci montani.

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La storia per punti

Le parole dell’ingegner Bernardino Chiaia

“È stato un lavoro scientifico - premette l’ingegner Chiaia al telefono con Quotidiano.net -. Prende ispirazione dal nuovo approccio alla sicurezza che nel campo delle infrastrutture è stato promosso dal Consiglio superiore dei lavori pubblici e dal ministero dei Trasporti. Preceduto nel 2020 e nel 2022 da linee guida per la sicurezza dei ponti e delle gallerie. Con quello stesso spirito al Politecnico di Torino, in collaborazione con la Presidenza del consiglio, abbiamo definito linee guida per la valutazione delle strutture sottoposte a rischio valanga. Edifici, scuole, alberghi, strade, tralicci elettrici. Uno strumento che è stato distribuito a tutti i comuni montani, con l’obiettivo di chiarire le priorità, grazie a un’analisi del rischio basata su una serie di parametri”.

Il rischio valanghe in Italia 

La mappa del rischio si concentra su due fattori: la dinamica delle valanghe - innesco, distacco, scivolamento e impatto - e il rischio per opere e infrastrutture, che si può mitigare con una serie di interventi. Perché a “parità di pericolosità cartografica le effettive conseguenze di un fenomeno valanghivo sulle opere circostanti sono strettamente dipendenti anche da eventuali opere di protezione e monitoraggio”, mette in evidenza lo studio.

“Ecco che cosa abbiamo trovato”

Professor Chiaia, qual è il titolo che sintetizza questo lavoro? Ha rivelato un grave allarme o il rischio è sotto controllo? “No, non è un grave allarme ma non c’è grande conoscenza, mi sentirei di dire questo - risponde l’ingegnere -. Perché il problema è molto puntuale. Soprattutto, c’è una scarsa preparazione tecnica. In tanti comuni non ci sono proprio ingegneri”.

Valanghe e agente modello

Lei, con altri esperti, ha firmato anche una perizia sulla valanga di Rigopiano. In quel processo è stato evocato, dal primo grado alla Cassazione, l’agente modello. Amministratore attento, previdente, competente che investe sulla prevenzione. Nella sua ricerca l’ha trovato? E dove? “Sicuramente le regioni alpine frontaliere sono quelle più avanzate - è l’analisi di Chiaia -. La collega Barbara Frigo è un ingegnere della Valle d’Aosta, nata e cresciuta sotto il passo del San Bernardo. Quella è sicuramente una regione che ha un’alta sensibilità e regolamenti abbastanza importanti. E aggiungerei anche il Veneto”.