Torino, 9 marzo 2024 – Allarme valanghe, arriva una guida per i sindaci. Ci sta lavorando il ministero degli Affari regionali con il Politecnico di Torino. Sarà ultimata nei prossimi mesi.
Premette Bernardino Chiaia, professore di Ingegneria strutturale: “Con il cambiamento climatico la stagione delle valanghe si è allungata e arriva fino a maggio. Sono le valanghe di neve bagnata. Più lente di quelle ‘polverose’ invernali ma pesanti come colate di fango”.
La stagione delle valanghe e le linee guida
Quindi la stagione delle valanghe si è allungata, oggi va da dicembre a maggio. “Le linee guida per la classificaizone del rischio saranno distribuite a tutti i comuni d’Italia – anticipa il professore- . Il lavoro si basa sui moderni concetti di analisi dei rischi multi componenti, come è stato fatto per i ponti nel 2020 e per le gallerie nel 2022. Il rischio non è soltanto quello fisico, statico, di una costruzione come è accaduto con l’hotel Rigopiano, ma anche l’interruzione di servizi, di energia elettrica e comunicazioni, come è successo in Valle D’Aosta”.
Che cosa spiegherà la guida?
La guida, chiarisce l’ingegnere, “dovrebbe spiegare ai comuni montani dove c’è questo rischio e come affrontarlo in maniera preventiva. Che tipo di studi di pericolosità fare, quali professionisti chiamare, come si può operare dal punto di vista della mitigazione. Abbiamo inteso fare qualcosa di piuttosto snello, comprensibile a tutti, non soltanto ai tecnici. Si rivolge ai sindaci, ai loro uffici tecnici, a chi si occupa di infrastrutture in montagna”.
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Il paradosso dei morti con il rischio medio
Paradossalmente, la maggioranza dei morti si verifica con un rischio medio. “Il 60% degli incidenti avviene con un grado di pericolo tre – conferma Chiaia -. Perché con il grado 4 intanto chi è esperto non ci va. Ma si dovrebbe sapere bene che rischio 2 o 3 non esclude la presenza di pendii particolarmente pericolosi”. Non si è mai pensato di modificare la scala del pericolo? “No, la classificazione del rischio da 1 a 5 è un modello europeo. E il rischio zero non esiste. Dovrebbe essere l’escursionista a studiare, un po’ come succede con i bollettini del mare. Ma andare in montagna è più facile”.
Qual è la velocità massima di una valanga?
"Le valanghe a lastrone – risponde l’esperto – possono raggiungere sull’Himalaya anche 300 km all’ora. In Italia è difficile, si arriva ai 200. Molto più lenta la neve bagnata primaverile, che però è più pesante. Perché ha un contenuto di acqua più alto. La neve farinosa invece ha più aria quindi il peso specifico è minore. Ma quello che conta nell’urto, ad esempio per uno sciatore, è il prodotto della massa per la velocità. Quindi la valanga bagnata è più lenta ma è più pesante e l’urto è brutto”.
La voce della valanga
Ma come si può definire la voce della valanga? “È un soffio – chiarisce Chiaia -. E dipende molto dal canale orografico. Se la valanga percorre un canale stretto, si manifesta come un soffio, quasi un brivido. È l’aria compressa che arriva prima della neve. Come in un’esplosione. In un ambiente chiuso lo spostamento d’aria fa primi danni, poi arrivano i frammenti della bomba. Nel Vajont è successa la stessa cosa con l’acqua della diga. Come un effetto siringa, pistone”.
Dove si verificano le valanghe più potenti?
Le valanghe più potenti in quale regione si verificano? “Tutto l’arco alpino è potenzialmente pericoloso – osserva Chiaia -. E certamente la Valle d’Aosta che ha le cime più alte, sui 4.000 metri, ha dei pendii particolari e anche i ghiacciai”.