Mercoledì 25 Dicembre 2024
GIULIA BONEZZI
Cronaca

Val Seriana, epicentro del Covid. L’ultimo studio sulla pandemia: "Colpa del Dna dei Neanderthal"

Migliaia di morti nella provincia di Bergamo, presentato lo studio dell’Istituto Mario Negri. Il professor Remuzzi: "Geni degli esseri umani preistorici ereditati dalla popolazione moderna".

Val Seriana, epicentro del Covid. L’ultimo studio sulla pandemia: "Colpa del Dna dei Neanderthal"

Roma, 15 settembre 2023 – Cinquantamila anni fa, da qualche parte in Persia o in Croazia, una Sapiens venuta dall’Africa incontra un uomo di Neanderthal. E dalla loro progenie un pezzettino di Dna del Neanderthal attraversa duemila generazioni, e diventa non l’unico, ma uno dei fattori determinanti per i quali, soprattutto quando non c’erano i vaccini, alcuni per il Covid sono finiti in ospedale, intubati o sono morti mentre la maggior parte degli altri se la cavava con pochi sintomi o nessuno. "Ci dà la sensazione della potenza della scienza", dice il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, lo studio "Origin", pubblicato su iScience e presentato ieri insieme ad Attilio Fontana e Guido Bertolaso, presidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia che ha sostenuto l’avvio di questa ricerca. Condotta dall’Irccs per due anni nella provincia di Bergamo che fu devastata dalla prima ondata: 9.733 questionari, il 92% a persone infettate dal coronavirus prima di maggio 2020 (dodici tra novembre e dicembre del 2019), 1.200 visitate con raccolta del dna, scandagliando quello 0,1% di genoma che ci differenzia tra esseri umani.

Così è stata individuata una combinazione di geni sul cromosoma 3 associata a un rischio più che doppio di sviluppare la polmonite da Covid, "quasi tre volte il rischio di finire in terapia intensiva e un rischio ancora maggiore di aver bisogno di ventilazione meccanica rispetto ai soggetti che non hanno questo aplotipo", spiega Marina Noris, responsabile del centro di Genetica umana dell’istituto. Tre geni in particolare: CCR9 e CXCR6, collegati a una risposta immunitaria più violenta, e LZTFL1, che regola lo sviluppo delle cellule epiteliali nelle vie respiratorie, meno protettive dai patogeni nei portatori di aplotipo di Neanderthal.

Perché questi geni, spiega Remuzzi, "sono arrivati alla popolazione moderna dai Neanderthal, in particolare dal genoma di Vindija che risale a 50 mila anni fa ed è stato trovato in Croazia". Nei fossili, dallo svedese Svante Pääbo, Nobel per la Medicina l’anno scorso. L’Homo Sapiens, il nostro progenitore migrato dall’Africa, s’è incrociato col Neanderthal acquisendo caratteristiche che l’aiutarono a sopravvivere all’era glaciale ma inglobando nel nostro patrimonio genetico tratti che oggi predispongono a malattie come il diabete e il rischio tromboembolico. Altri studi avevano ipotizzato un’associazione tra l’aplotipo di Neanderthal (distribuito in maniera diseguale tra individui e nel mondo: in Africa è assente, in Bangladesh si stima che il 60% della popolazione ne sia portatrice) e il Covid severo, soprattutto in persone giovani e sane: Pääbo stima che un milione di morti nel mondo potrebbero esser dovute a questa predisposizione genetica, il Mario Negri che lo siano stati il 15% dei decessi nella Bergamasca.

Dove i ricercatori non hanno trovato una prevalenza di geni di Neanderthal, ma hanno potuto confermarne il ruolo grazie all’omogeneità del campione, escludendo altre interferenze genetiche possibili negli studi internazionali. Allo studio, partito da tre comuni alla bocca della Val Seriana – Alzano Lombardo, Albino, Nembro – per estendersi a tutta la provincia, ha collaborato la popolazione: ospedali e medici di base, scuole e farmacie, associazioni e Alpini, grandi aziende e commercianti, sindaci e parrocchie. In cerca di risposte ("Perché sono stato l’unico ad ammalarmi nel mio condominio?", "Perché i miei cari sono morti e io non ho avuto niente?") sulle quali tanti s’arrovellano da oltre tre anni.