Sabato 21 Dicembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Vajont oggi: chi ha pagato per la strage di 60 anni fa? Il processo, le condanne e l’oltraggio

Il direttore del cantiere si suicidò il giorno prima che iniziasse il dibattimento. Venticinquemila pagine e infinite polemiche. I 3 punti chiave

Longarone, 9 ottobre 2023 – Strage del Vajont oggi, dopo 60 anni: ma chi ha pagato per i 1910 morti? Chi è stato condannato nel processo appena iscritto dall’Unesco nel registro del Memory of the World con parole che suonano come una sentenza senza appello? Ecco 3 punti chiave di un procedimento che è stato vissuto da superstiti e sopravvissuti come un oltraggio.

Il suicidio dell’ingegnere

Il giorno prima che iniziasse il processo si suicidò Mario Pancini, l’ingegnere direttore del cantiere. Quella stessa mattina del 9 ottobre 1963, come ricorda l’associazione ‘Vajont, il futuro della memoria’, l’ingegner Nino Alberico Biadene che aveva preso il posto di Carlo Semenza – il progettista della diga morto nel 1961 -, scrisse al direttore lavori in vacanza negli Stati Uniti “una lettera drammatica“ e gli chiese di rientrare. “Le fessure sul terreno, gli avvallamenti sulla strada, l’evidente inclinazione degli alberi, l’aprirsi della grande fessura che delimita la zona franosa... fanno pensare al peggio... che Dio ce la mandi buona”. 

Il 9 ottobre 1963 una frana di 260 milioni di metri cubi si staccò dal monte Toc e provocò 1910 morti
Il 9 ottobre 1963 una frana di 260 milioni di metri cubi si staccò dal monte Toc e provocò 1910 morti

Il processo e le Commissioni d’inchiesta

Tra il 1963 e l’anno successivo vennero nominate due Commissioni d’inchiesta, prima ministeriale poi parlamentare. Nel 1967 si arriva alla richiesta di rinvio a giudizio di 11 imputati accusati di disastro colposo e omicidi colposi (3 moriranno prima). Il processo ai apre a novembre dell’anno successivo. Ma all’Aquila, “per legittima suspicione”.

La sentenza di Cassazione arriva il 25 marzo 1971, clamorosamente a due settimane dalla prescrizione. Clamorosa anche la conclusione: Biadene viene condannato a 5 anni di reclusione (3 sono condanati); Francesco Sensidoni del Ministero Lavori Pubblici avrà una pena di 3 anni e 8 mesi (3 condonati).

La ’condanna’ dell’Unesco

Quest’anno le 25mila pagine che costituiscono l’archivio del processo Vajont sono state iscritte nel registro Unesco Memory of the World. “L’Archivio processuale Vajont è considerato unanimemente fonte e monito di una memoria mondiale – è stata la motivazione -, nonché argomento di studio di grande importanza, come testimonia anche la ricchissima e moltelplice bibliografia culturale e scientifica prodotta negli ultimi decenni“.