Roma, 25 maggio 2022 - Il ministero della Salute ha diffuso una circolare che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di vaiolo delle scimmie (monkeypox, MPX). Ecco tutto ciò che c'è da sapere.
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Sommario
- Trasmissione e rapporti sessuali
- I contatti stretti
- Vaccino e farmaci antivirali
- Animali da compagnia
- Rischio per operatori sanitari
- Consigli sulla pulizia
Trasmissione e rapporti sessuali
Data la possibile trasmissione inter-umana del virus "anche in assenza di viaggi in zone endemiche, si considera che la probabilità di un'ulteriore diffusione del virus attraverso un contatto stretto, ad esempio durante le attività sessuali, è considerata alta. La probabilità di trasmissione tra individui senza contatto stretto è considerata bassa". Lo evidenzia la circolare, nella quale si sottolinea che "nell'attuale focolaio di Mpx umano, la natura delle lesioni presenti in alcuni casi suggerisce che la trasmissione sia avvenuta durante i rapporti sessuali. La trasmissione attraverso il contatto con la pelle intatta è meno probabile, ma non può essere esclusa". La trasmissione interumana, ricorda il ministero, "avviene attraverso il contatto stretto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee di una persona infetta, nonché attraverso droplet in caso di contatto prolungato faccia a faccia e attraverso fomiti. Inoltre, il virus può essere trasmesso per contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta, il contatto di mucose o cute non intatta con lesioni esantematiche aperte o con oggetti contaminati come fomiti o indumenti".
Per quanto riguarda la contagiosità del virus, "dai focolai in Africa, il tasso di attacco secondario è stimato al 9-12% tra i contatti non vaccinati all'interno delle famiglie, tuttavia altre stime raggiungono il 50%, mentre nell'epidemia del 2003 negli Stati Uniti era pari allo 0%". "Sebbene alcuni dei casi segnalati siano epidemiologicamente collegati - si precisa - in questa epidemia non è stata ancora documentata la trasmissione ai contatti stretti".
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I contatti stretti
La circolare specifica che i contatti "devono essere monitorati almeno quotidianamente per l'insorgenza di segni/sintomi per un periodo di 21 giorni dall'ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo. I sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, eruzione cutanea e linfoadenopatia". Durante i 21 giorni di sorveglianza i contatti stretti "devono evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni" e "non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma", anche se sono asintomatici.
Il tracciamento dei contatti, si sottolinea, "permette la rapida identificazione di nuovi casi, di interrompere la trasmissione del virus e contenere l'epidemia. Permette inoltre di identificare precocemente e gestire eventuali contatti a rischio più elevato di sviluppare una malattia grave". Nella ricerca dei contatti, si precisa, "vanno considerati diversi contesti, tra cui famiglia, posto di lavoro, scuola/asilo nido, contatti sessuali, assistenza sanitaria, trasporti, sport, incontri sociali e qualsiasi altra interazione ricordata. Gli elenchi delle presenze, le liste passeggeri, ecc. possono essere ulteriormente utilizzati per identificare i contatti".
Vaccino e farmaci antivirali
"La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall'esposizione)" al virus del vaiolo delle scimmie "può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici", è quanto si legge nella circolare. "L'adozione di contromisure di tipo medico-farmacologico, inclusi specifici antivirali - si spiega - può essere presa in considerazione nell'ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse".
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Animali da compagnia
"Attualmente si conosce poco sull'idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell'uomo, e la trasmissione dall'uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile. Un tale evento di spill-over potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica", è il monito contenuto nel documento, in linea con l'avvertimento lanciato nei giorni scorsi anche dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc.
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Rischio per operatori sanitari
"La probabilità di trasmissione dell'infezione agli operatori sanitari che indossino dispositivi di protezione individuale appropriati (camice monouso, guanti monouso, copriscarpe o stivali monouso, protezione respiratoria tipo Ffp2 e protezione degli occhi con occhiali o visiera) è molto bassa e la malattia ha un impatto stimato basso, il che porta a un rischio complessivo basso", lo precisa il ministero della Salute. "Si ritiene che l'Mpx si trasmetta principalmente attraverso droplet e il contatto diretto con i fluidi corporei o il materiale delle lesioni", quindi "il rischio per gli operatori sanitari che hanno contatti ravvicinati non protetti con casi di Mpx (ad esempio contatto con lesioni aperte senza guanti, intubazione o altre procedure mediche invasive) è valutato come moderato, equivalente a quello di un contatto ravvicinato". "L'esposizione professionale e l'infezione da orthopoxvirus sono state occasionalmente segnalate tra il personale di laboratorio che maneggiava campioni contenenti il virus - prosegue la circolare - Il rischio di esposizione professionale è stimato basso per il personale di laboratorio formato che segue procedure di biosicurezza adeguate". Mentre "l'esposizione professionale non protetta in laboratorio, che comporta in particolare lo spandimento di materiale o l'aerosolizzazione con esposizione delle mucose, comporta un'alta probabilità di infezione e un rischio moderato di malattia (a causa della modalità di esposizione diretta alle mucose), pertanto il rischio per il personale di laboratorio esposto è valutato come elevato".
Consigli sulla pulizia
I poxvirus come il vaiolo delle scimmie "mostrano una straordinaria resistenza all'essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH rispetto ad altri virus capsulati. Queste caratteristiche hanno un forte impatto sulla loro persistenza ambientale: i materiali provenienti da pazienti infetti (ad esempio le croste cutanee)", oppure oggetti contaminati come "ad esempio le lenzuola, rimangono infettivi per lungo tempo". Fra le raccomandazioni ci sono anche consigli sulla pulizia e la disinfezione di stanze, superfici e indumenti entrati in contatto con una persona infetta. Operazioni che richiedono alcune cautele. Per esempio, la pulizia della stanza in cui ha soggiornato un caso di vaiolo delle scimmie, "deve essere effettuata senza sollevare molta polvere o provocare la formazione di aerosol con normali prodotti per la pulizia, seguiti da una disinfezione con ipoclorito di sodio allo 0,1% (diluizione 1:50, se si usa candeggina domestica, di solito a una concentrazione iniziale del 5%). Occorre prestare particolare attenzione alle superfici e ai servizi igienici toccati di frequente. Gli indumenti e la biancheria contaminati devono essere raccolti e lavati a cicli di 60°C", elenca il documento. Nonostante le caratteristiche citate nella circolare, "i poxvirus sono sensibili ai comuni disinfettanti", sebbene possano esserlo "meno ai disinfettanti organici rispetto ad altri virus capsulati, a causa del ridotto contenuto di lipidi dell'involucro". Un'altra raccomandazione è quella di utilizzare "attrezzature monouso per la pulizia (panno, spugna, eccetera)", e se non sono disponibili "devono essere poste in una soluzione disinfettante efficace contro i virus o in ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se non è disponibile nessuna delle due soluzioni, il materiale deve essere eliminato". Per quanto riguarda invece "garze o altro materiale imbevuto di liquido di lesione o contenente croste provenienti dal caso" di vaiolo delle scimmie, "devono essere preferibilmente gestiti in una struttura sanitaria come rifiuti speciali".