di Alessandro Farruggia
È partita ieri mattina la sperimentazione del vaccino italiano contro il Covid-19. "Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo". È quanto ha detto, a chi ha avuto modo di salutarla per qualche istante, la donna – cinquantenne, romana – alla quale, alle 8 circa, in un ambulatorio dello Spallanzani di Roma, è stata inoculata la dose di siero realizzato dall’azienda biotech italiana ReiThera. "Mi auguro che la mia disponibilità – ha aggiunto la volontaria – possa essere d’aiuto per salvare vite e che le persone siano sempre più responsabili nel non mettere a rischio se stessi e gli altri". Dopo essere rimasta in osservazione per qualche ora, la volontaria è tornata a casa: verrà monitorata nelle prossime 12 settimane.
"L’ho visitata, sta benissimo" ha assicurato il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia. Domani ci saranno altre due vaccinazioni e quattro venerdì. Entro altre due settimane tutti e 90 i volontari selezionari saranno vaccinati nei centri (Roma, Verona, Piacenza e Cremona) che partecipano alla sperimentazione. La prima fase durerà 24 settimane, fino al 7 febbraio. Dopo ciò scatterà la Fase due, probabilmente in un paese sudamericano, alla quale farà seguito la Fase tre.
Esulta il ministro della salute Roberto Speranza: "È una notizia importante. Le intelligenze e la ricerca del nostro paese sono al servizio della sfida mondiale per sconfiggere il Covid". In molti vorrebbero comprimere i tempi della sperimentazione. "Se tutto avviene nei tempi programmati, il nostro auspicio è che questo vaccino sia prodotto in primavera" azzarda il professor Vaia, E anche l’azienda spinge in questo senso: "Ci auguriamo di poter avanzare nella sperimentazione internazionale di Fase 2-3 entro la fine dell’anno", osserva Stefano Colloca, chief technology officer di ReiThera. L’idea è di attuare quella che Antonella Folgori, l’ad dell’azienda di Castel Romano chiama "una procedura accelerata che di fatto tutti i principali sviluppatori del vaccino anti Covid-19 applicano: così il vaccino potrebbe essere disponibile a metà 2021, o forse prima".
Ma il direttore scientifico dello Spallanzani, il professor Giuseppe Ippolito, è molto più cauto. "La scienza – osserva –ha i suoi tempi, che non vanno mai compromessi. Non si posson saltare le fasi, lo fanno solo la Russia e la Cina. Intanto si fa la Fase uno, che dura 24 settimane... Tra 60 giorni faremo un check e stabiliremo come e quando far partire la Fase due, alla cui attuazione già lavoriamo. sola allora capiremo meglio i tempi. Ma io sono prudente e parlo di 24 settimane per fase". Sarebbe come dire fine della Fase due il 25 luglio 2021 e fine della tre il 9 gennaio 2021.
Un’ipotesi per abbreviare i tempi è quella di allargare di parecchio i numeri dei volontari nella fase due e tre, e comunque di fare partire già in primavera (a Fase 1 terminata positivamente) la produzione, in modo da accumulare centinaia di migliaia di dosi per quando verrà il via libera dell’Agenzia per il farmaco. Non a caso il professor Vaia parla di "produzione" in primavera, non di commercializzazione. Per i 90 volontari della Fase uno, sottolinea Ippolito, "il rischio è pressochè zero, perchè il vaccino è considerato sicuro, come ha dimostrato la sperimentazione sugli animali". Nello specifico "utilizza la tecnologia del ‘vettore adenovirale non-replicativo’, ovvero incapace di produrre infezione nell’uomo" e utilizza come vettore "un adenovirus del gorilla, quindi una specie piuttosto lontana evolutivamente da noi e questo dovrebbe portare a meno interferenze con virus umani".