È arrivato, il 21 dicembre, il via libera al vaccino Pfizer anche da parte dell’Ema, l’autorità regolatoria europea. Si tratta di una autorizzazione condizionale, che richiede perciò altri studi prima di avere una autorizzazione standard. Le caratteristiche del foglietto illustrativo con ogni probabilità non saranno differenti da quelle già illustrate dall’ente regolatorio americano (Fda) e da quello inglese.
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Relativamente al vaccino i dati più importanti sono l’efficacia e la sicurezza. L’efficacia riguarda162 casi di Covid-19 indotti dal virus Sars-Cov-2 nel gruppo trattato con placebo e di solo 8 casi nel gruppo trattato con il vaccino. Quindi la protezione riguarda il 90 percento nel periodo temporale di due mesi. Anche la sicurezza è relativamente promettente, perché i molti effetti collaterali riportati riguardano dolore nel sito di iniezione, mal di testa, dolori muscolari e ossei, nausea e febbre. Si tratta di sintomi comuni alla maggioranza dei vaccini in uso corrente, come quello antinfluenzale. Anche in questo caso non è noto se vi saranno effetti a scadenza più lunga. Sono state riportate malattie nei vaccinati, come nei trattati con placebo.
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Non ci si deve meravigliare, perché il vaccino non agisce contro malattie che in ogni caso avverrebbero anche senza la vaccinazione. Non bisogna farsi ingannare dal fatto che possono avvenire anche subito dopo la vaccinazione. Le Agenzie regolatorie hanno richiesto ai medici vaccinatori di riportare ogni sintomo e hanno stabilito una farmacovigilanza attiva per i prossimi 24 mesi. Sono state stabilite anche alcune controindicazioni per le donne in gravidanza o che allattano, per chi ha febbre e anche per i giovani con meno di 16 anni, perché non sono stati inclusi nella sperimentazione.
Di fronte a questi dati si dovrebbe avere un seppur cauto ottimismo, mentre suscitano preoccupazione il risultato di alcuni sondaggi che riportano la scarsa volontà di vaccinarsi da parte di circa un terzo degli italiani. Ancora più preoccupante l’informazione che riguarda la vaccinazione volontaria da parte degli operatori sanitari, noti per la loro scarsa tendenza a vaccinarsi contro l’influenza.
Per questa ragione hanno destato grande rilievo i tre casi di grave allergia in persone trattate con il vaccino anti Covid-19 della Pfizer. Occorre ricordare che queste gravi reazioni allergiche, dette anche anafilassi, sono rare, ma presenti per tutti i vaccini. Ad esempio nel caso del vaccino antinfluenzale si tratta di poco più di 1 caso per ogni milione di dosi somministrate. Occorre anche chiarire che non esiste un particolare pericolo per coloro che hanno allergie, perché si tratta di allergie specifiche per determinate proteine, presenti nel polline e nelle uova, che nulla hanno a che fare con le proteine del vaccino.
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Le rare persone eventualmente allergiche al vaccino potranno essere vaccinate in sicurezza, perché saranno predisposte le condizioni adatte: presenza di un medico con tutto l’armamentario farmacologico, incluso l’ossigeno, per far fronte a questa rara evenienza. È possibile, anche se per ora non si hanno dati, che i tre casi riportati riguardino la presenza nel vaccino di polietilenglicol (PEG) una sostanza che può sensibilizzare a risposte immunitarie, come noto da alcuni farmaci, detti peghilati, perché contengono il PEG, che ha il compito di prolungare la presenza del farmaco nell’organismo. Questi rari casi che possono essere curati vanno naturalmente valutati nei confronti dei grandi benefici previsti dall’impiego del vaccino.
Fra l’altro poiché dopo il simbolico giorno della vaccinazione europea passeranno settimane prima di avere un numero consistente di vaccinati, avremo il vantaggio di avere più informazioni da parte degli Stati Uniti e dell’Inghilterra.
*Presidente Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs
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