Vaccinare tutti e in tempi brevi. Questa la sfida che a livello internazionale il 2021 lancia ai governi. La posta in gioco è alta: ogni settimana di ritardo significa vite umane ma in ballo c’è anche la questione economica con l’agognata ripartenza del sistema produttivo e sociale del Paese che non può più attendere.
Conti alla mano, l’Italia per vincere questa partita deve accelerare il passo e i dati, inutile girarci intorno, ad oggi non sono buoni. "Per vaccinare il 50% degli italiani in 10 mesi – secondo le stime elaborate dalla Fondazione Luigi Einaudi nell’ambito della campagna di informazione ‘Quanti vaccini’ – occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30 per 2 dosi)". Il che significa "procedere alla media di 200mila vaccinazioni al giorno". E sebbene il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, abbia definito "francamente ingeneroso" sottolineare il ritardo dell’Italia rispetto ad altri Paesi del continente, – considerando che la Francia in 5 giorni ha vaccinato meno di 400 persone – rispetto alla Germania il confronto risulta impietoso: 52.037 le dosi somministrate a ieri nel nostro Paese contro i 165.575 tedeschi già vaccinati al 31 dicembre. Anche se in serata una nota del commissario Domenico Arcuri aggiorna i numeri del sito ministeriale: Italia seconda in Europa, dopo la Germania, per numero di vaccinati, con 63.263. "Ma siamo appena allo 0,08%", attacca Malan di FI, quando ancora le vaccinazioni sono di poco superiori a 45mila.
Coronavirus, bollettino Covid del 3 gennaio
Ampliando lo sguardo – stando ai dati pubblicati dall’Università di Oxford – nel mondo hanno già ricevuto almeno una dose 9.95 milioni di persone. Sul fronte degli approvvigionamenti il problema è comune a tutta l’Ue e imputabile, oltre ai non prevedibili ritardi dell’approvazione dei vaccini Moderna e AstraZeneca, anche alla relativa debolezza della richiesta a favore dei 27 Stati membri, con un contratto firmato solo a novembre.
Criticità alle quali, sul fronte nazionale, si aggiunge l’attuale disorganizzazione di quella che si annuncia come la campagna di vaccinazione più grande mai esistita.
Nelle regioni italiane l’andamento delle vaccinazioni procede, infatti, a rilento a causa della carenza di personale sanitario e di siringhe di precisione (come in Lombardia e nelle Marche), alle quali si cerca di sopperire anche con medici in pensione, volontari e attingendo alle scorte degli ospedali. E, mentre in Calabria i medici sono costretti agli straordinari, in alcune strutture della Sardegna le vaccinazioni della fase 1 partiranno il 7 gennaio a causa del personale in ferie. Complessivamente sono state somministrate solo poco più di una dose su dieci delle 469.950 fiale Pfizer-Biontech già consegnate. Questo perché, per stare nei tempi, all’appello mancano ancora 15mila operatori sanitari, ovvero i 3mila medici e 12mila infermieri che il Governo ha iniziato a reclutare con un bando di gara solo lo scorso 28 dicembre.
"Le Regioni devono correre, nessuna dose può attendere di essere usata anche solo per qualche ora. Usiamo anche le ore serali ma corriamo", afferma il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa annunciando nei prossimi mesi, all’aumentare delle dosi, la possibilità di coinvolgere anche medici di base e farmacie nella somministrazione dei vaccini. Intanto, in un quadro di ritardi e carenze, la possibilità di essere vaccinati anche per categorie in prima linea rischia di essere un lusso. Sempre più spesso – denuncia l’associazione ‘Chi si cura di te?’ – i medici specializzandi vengono spostati in fondo alla lista d’attesa con tanto di cancellazione della loro prenotazione per dare priorità al personale dipendente dell’Azienda, anche quando non opera in corsia.