di Giulia Prosperetti
"Nel Lazio la strategia è stata essenzialmente legata a una progressione anagrafica per il reclutamento. Siamo partiti dagli over 80, adesso abbiamo aperto le prenotazioni fino all’età di 60 anni, dalla prossima settimana andremo a ritroso con gli over 50, a maggio sarà il turno degli over 40. La metodologia per classi d’età è quella più rapida ed è quella che molti Paesi, a partire da Israele hanno utilizzato per la loro campagna vaccinale. Non abbiamo inventato nulla di nuovo". Spiega così il successo della campagna vaccinale l’assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
Assessore, di lei si dice che abbia messo in piedi la migliore macchina vaccinale d’Italia. Un errore in altre Regioni è stato quello di aver proceduto per categorie?
"Sì assolutamente. Il rischio di letalità del virus per l’86% riguarda gli over 80 e gli over 70. Mettere in sicurezza queste classi d’età significa ridurre molto la mortalità e la conseguente pressione sulla rete ospedaliera e sulle terapie intensive. Fin dall’inizio abbiamo detto, anche in sede di Conferenza Stato-Regioni, che la strada da percorrere doveva essere questa e apprezziamo che adesso il commissario Figliuolo abbia dato questa indicazione a livello nazionale".
Dunque nessun via libera a tutti al di sotto dei 50 anni?
"In linea di massima desideriamo proseguire per classi d’età. Laddove dovessimo avere un numero di vaccini superiore ai 2 milioni al mese, tenendo conto anche del contributo che può dare la rete delle farmacie, possiamo pensare di aprire in maniera indistinta. Nel Lazio hanno aderito in oltre 1000 ma non siamo ancora riusciti ad approvvigionarle poiché il monodose Johnson & Johnson, è sottoposto a una verifica da parte delle autorità americane ed europee. Confidavamo molto in questo vaccino perché dimezza la tempistica dei richiami".
Nel Lazio conferma che Astrazeneca sarà offerto su base volontaria anche agli under 60?
"Astrazeneca ha ricevuto da parte dell’Aifa la raccomandazione di un utilizzo rivolto agli over 60. Si tratta di una grossa limitazione ma, non essendo un divieto, chi, al di sotto di quella fascia, volesse riceverlo può averlo. Nel caso ci fosse un medesimo provvedimento su Johnson, avremo bisogno di un aumento importante delle dosi Pfizer. Quantitativi che, attualmente, non sono nelle nostre disponibilità".
C’è il rischio che dosi Astrazeneca rimangano ferme nei frigoriferi?
"A livello europeo Astrazeneca è stato uno dei vaccini che ha avuto la maggiore opzione quantitativa da parte dell’Europa e di conseguenza da parte dell’Italia. Per cui è chiaro che avendo ricevuto una limitazione il rischio che rimangano delle dosi c’è ed è concreto".
L’obiettivo di 500mila vaccinazioni al giorno fissato da Figliuolo a livello nazionale è raggiungibile?
"Nel Lazio corrisponde a 50mila e, ad oggi, non è raggiungibile con le dosi che abbiamo a disposizione. Stiamo viaggiando sulle 32-33mila al giorno e potremmo farne tranquillamente il doppio ma dipende dalle forniture. Per noi è importante poter fare una programmazione almeno a 45 giorni. Allo stato attuale c’è ancora parecchia incertezza".
Si parla della possibilità di creare un sito di produzione di vaccini nel Lazio, nell’area di Pomezia. L’Italia poteva muoversi prima?
"Il tema della produzione dei vaccini nei siti nazionali doveva essere messo al centro della strategia europea. Non averlo fatto è stato un grande errore che va corretto. Si tratta di un fatto di natura strategica per il Paese. Su questo è stato consegnato un dossier da parte di Farmindustria al ministro Giorgetti".