Giovedì 6 Marzo 2025
BOLOGNA
Cronaca

Ustica, strage senza colpevoli. I pm chiedono l’archiviazione. L’unica verità: fu guerra dei cieli

Si arena anche l’ultima inchiesta, avviata nel 2008 dopo le parole dell’ex presidente Cossiga. Risposte poco trasparenti dalle rogatorie. Bonfietti (Associazione parenti): dolore e delusione. .

Si arena anche l’ultima inchiesta, avviata nel 2008 dopo le parole dell’ex presidente Cossiga. Risposte poco trasparenti dalle rogatorie. Bonfietti (Associazione parenti): dolore e delusione. .

Si arena anche l’ultima inchiesta, avviata nel 2008 dopo le parole dell’ex presidente Cossiga. Risposte poco trasparenti dalle rogatorie. Bonfietti (Associazione parenti): dolore e delusione. .

di Gilberto Dondi

Ci sono voluti 17 lunghissimi anni per arrivare a una conclusione amara e sconsolante: la strage di Ustica rimane senza colpevoli. Gli 81 morti del Dc9 Itavia, partito da il 27 giugno 1980 con destinazione Palermo, non avranno giustizia. La Procura di Roma ha infatti chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta nel lontano 2008 sulla scorta delle dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che parlò di un missile francese partito per sbaglio durante una battaglia aerea. Nessuna bomba, dunque, ma scene di guerra fra jet stranieri. Almeno secondo Cossiga. L’indagine partita dopo quelle dichiarazioni è rimasta sempre contro ignoti e i pm romani (l’ultimo è Erminio Amelio, attuale titolare del fascicolo) ce l’hanno messa tutta per perforare il muro di gomma che da sempre avvolge questa tragedia nazionale, ma alla fine hanno dovuto gettare la spugna. Impossibile individuare gli autori della strage, protetti da silenzi, reticenze, veri e propri depistaggi. Impossibile anche e soprattutto perché dagli Stati alleati, Francia e Stati Uniti in testa, non sono arrivate risposte esaustive alle decine di rogatorie internazionali fatte dai magistrati in questi anni. Dunque, chi abbia abbattuto il Dc9 resta un mistero.

Quel che però non è più un mistero, secondo la Procura di Roma, è lo scenario all’interno del quale si è consumata la strage. Quella sera nei cieli italiani ci fu appunto una battaglia aerea che vide impegnati i caccia di Paesi stranieri. E a farne le spese fu il volo di linea Itavia. Nel corso degli anni si è parlato di jet francesi, americani, inglesi, belgi e perfino israeliani. Così come si è parlato di Gheddafi e di caccia libici. Le rogatorie miravano proprio a far luce su questo buco nero che dura ormai da 45 anni, ma ai pm sarebbero arrivate risposte poco trasparenti e, in qualche caso, persino fuorvianti. E così l’inchiesta è finita, ancora una volta, in un vicolo cieco. Quello che per i magistrati è ormai certo, però, è che non fu una bomba ad abbattere il Dc9. Peraltro sulla tesi della bomba era stata aperta un’altra inchiesta nel 2022, dopo che l’Associazione ’Verità per Ustica’ (diversa e contrapposta all’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Ustica) aveva presentato un esposto, ma anche per questo secondo fascicolo è stata chiesta da tempo l’archiviazione. Ora si dovranno esprimere i giudici.

"Apprendiamo la notizia con grande dolore e delusione – dice Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime di Ustica –. La Procura ha indagato per 17 anni e questa richiesta di archiviazione è una sconfitta. Una sconfitta dei magistrati, ma soprattutto dell’Italia. Ormai sappiamo che il Dc9 fu abbattuto durante una battaglia aerea. Dagli Stati alleati, però, non sono arrivate le risposte che i pm cercavano con le loro rogatorie. E questo è un oltraggio alla nostra dignità nazionale. Un oltraggio che impedisce di raggiungere la verità. A questo punto deve intervenire la politica. Il governo deve ottenere le risposte che finora non sono arrivate. Noi continueremo a batterci per la verità, ma non possiamo farlo da soli". Anche dal fronte opposto arriva un appello a continuare le indagini: "Fu una bomba ad abbattere l’aereo – dice Giuliana Cavazza, presidente onorario dell’Associazione Verità per Ustica –, è doloroso constatare che si continui a seguire la pista della battaglia aerea, senza riscontri. È ora di guardare Ustica con occhi diversi". Anche l’ex ministro Carlo Giovanardi è da sempre sostenitore della tesi della bomba: "Basta con le fantasie. Le perizie dicono che fu un ordigno, non ci sono dubbi".