Lunedì 23 Dicembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Cronaca

Uomo sbranato da un orso. L’etologo: “Ecco cosa fare se ne incontriamo uno”

Enrico Alleva: “Una volta sapevamo dove ci si poteva addentrare. Le specie selvatiche non sono di per sé aggressive, non sappiamo più come comportarci”

Cosa fare se incontriamo un orso

L’uomo e gli animali selvatici, quelli che ci fanno paura e a quel punto reazioni incontrollate possono portare alla tragedia. Interrogativi dopo il caso dell’uomo sbranato da un orso in provincia di Trento. Ma di chi è la colpa? A rispondere è il professor Enrico Alleva, etologo di fama mondiale che nella sua carriera ha ricoperto innumerevoli incarichi di prestigio.

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Un orso avrebbe ucciso un ragazzo che correva nei boschi del Trentino: che cosa ne pensa?

"Che prima di trarre conclusioni in una vicenda del genere bisogna analizzare bene quel che è accaduto, valutare ogni indizio. Troppo spesso si rischia di dare una risposta frettolosa e non completa".

C’è qualcosa che non la convince nel fatto?

"Non necessariamente in questo episodio, ma bisogna capire che cosa è successo davvero. L’orso non è una specie che di suo è predatrice dell’uomo".

Però ne abbiamo paura…

"Certo, ci sono comportamenti dell’uomo che possono spingere l’animale selvatico a reazioni violente, ma è difficile che l’orso, ad esempio, attacchi per primo".

Allora come bisogna comportarsi se ne incontriamo uno passeggiando o correndo nei boschi?

"Innanzitutto dobbiamo sapere dove ci stiamo addentrando. Purtroppo non esiste più una cultura rurale che ci permetta di conoscere palmo a palmo la terra che calpestiamo. Colpa delle migrazioni che hanno portato nel tempo uomini e animali fuori dai loro territori abituali. È accaduto da Nord a Sud dell’Italia, dalle montagne e dalle colline verso le città. E questo ci ha fatto perdere di vista la realtà dei territori".

Che cosa abbiamo perduto?

"La conoscenza dell’habitat degli animali. Non sappiamo più come vivono e che cosa mangiano, dove si trovano le bacche che tanto piacciono agli orsi, non se riconoscono più le tracce. Abbiamo perso la capacità di considerare gli animali selvatici per quello che sono: regolatori indispensabili degli ecosistemi. Il bosco è casa loro".

Si tratta comunque di predatori…

"Sì, ma non siamo noi le prede designate".

Ci sono però racconti terribili, a volte. Come mai?

"L’epica su questi animali è ben superiore alla realtà, che siano ad esempio, orsi, lupi o cinghiali. Nessuna di queste specie attacca l’uomo, non sono tigri o leoni".

E quindi in caso ne incontrassimo sul nostro cammino, come dobbiamo comportarci?

"Innanzitutto non dobbiamo assolutamente nutrire l’animale. Sa lui quel che vuole mangiare e si verrebbero a creare vicinanze pericolose, anche perché magari la quantità di cibo non è quella sperata".

Ci sono altre cose assolutamente da evitare?

"Quella in assoluto più pericolosa è mettersi a fotografare. Tirare fuori il telefonino è pericolosissimo. L’animale in genere è timoroso della specie umana, ma se intuisce che potrebbe esserci un incidente di qualsiasi tipo allora sì che potrebbe attaccare per difendersi da quell’oggetto che non conosce e che potrebbe costituire un’insidia".

Cosa dobbiamo fare allora?

"Stare a distanza, cercare di andarsene con indifferenza senza attrarre l’attenzione dell’animale, non creare fraintendimenti, perché l’uomo non è la specie che loro cacciano e non deve diventarlo per propria colpa".

Si parla tanto di una sovrappopolazione di lupi sulle nostre colline e montagne che crea molta apprensione: è giustificata?

"I lupi sono cacciatori e si nutrono soprattutto di roditori e di piccoli animali da cortile".

Però ci sono greggi che vengono attaccate e a volte sterminate. Come mai?

"La loro parte spesso la fanno quei pastori che non sanno gestire il gregge. I danni possono esserci, ma le stragi si possono evitare".