Roma, 12 marzo 2025 – È uscita la 15esima edizione del QS World University Rankings, la classifica che fornisce un'analisi comparativa indipendente sulle prestazioni di oltre 1700 università in 100 Paesi e territori, in 55 discipline accademiche e cinque ampie aree di studio. Gli atenei Usa sono in testa in 32 discipline, quasi doppio del Regno Unito (2°) con 18 discipline.
A livello globale, l'Italia si colloca al settimo posto per numero di voci in classifica e per numero di università classificate. Tra i Paesi dell'Unione Europea occupa il secondo posto per numero di posti in classifica complessivi, dietro solo alla Germania. Se invece si considerano i piazzamenti all'interno della top 100, l'Italia occupa la terza posizione dopo Germania e Paesi Bassi sempre tra i Paesi Ue.

Le università al top
L'Università di Harvard è l'istituzione più performante al mondo, con il primo posto in 19 discipline. Segue il MIT Massachusetts Institute of Technology, che primeggia in 12 discipline.
A livello globale, Singapore si distingue per essere al terzo posto per numero di piazzamenti nella top ten, con 33 voci. Singapore si colloca quindi subito dopo il Regno Unito e gli Stati Uniti, evidenziando il suo impatto significativo sulla formazione universitaria globale, nonostante la sua piccola dimensione in termini di popolazione e numero di università classificate (6).
Le università italiane tra le top 10 mondiali
L'Italia si colloca al secondo posto per numero di inserimenti nella Top 10 mondiale delle materie, con sette piazzamenti (uno in meno rispetto allo scorso anno), uno in più della Francia (6), subito dopo i Paesi Bassi, in testa con 14 piazzamenti, e a livello globale supera di quattro posizioni quelle di Germania e Giappone (3 piazzamenti ciascuno).
La Sapienza - Università di Roma, per il quinto anno consecutivo, mantiene la sua leadership mondiale negli studi classici e di storia antica. Tallonata, a sorpresa, dalla cinese Peking University. New entry l’Università IUAV di Venezia che sale di sei posizioni a occupare il nono posto al mondo per Storia dell’Arte.
Questo l'elenco con le posizioni di quest'anno e del 2024 e la disciplina accademica:
1 (1) Sapienza Università di Roma - Classici e storia antica
6 (7) Politecnico di Milano - Arte e design
7 (7) Politecnico di Milano - Architettura / Ambiente costruito
7 (7) Università Bocconi - Marketing
8 (5) Scuola Normale Superiore di Pisa - Classici e storia antica
9 (15) Università IUAV di Venezia - Storia dell’Arte
10 (9) Università Bocconi - Studi di economia e gestione
Come si piazzano le italiane
L’elenco comprende 56 università italiane, per un totale di 632 piazzamenti — con un aumento netto di 55 rispetto all'edizione precedente — in 55 discipline accademiche. Tra queste classifiche, ci sono 75 nuovi piazzamenti italiani. Per quanto riguarda le performance, il 40% dei posti italiani in classifica è rimasto stabile (contro il 45% lo scorso anno) il 12% ha registrato un miglioramento (vs 19%) mentre il 37% ha subito un calo (vs 24%) con una flessione complessiva del 25% rispetto all'anno scorso (vs -5%). Inoltre, le università italiane si sono aggiudicate 98 posizioni (una in meno rispetto alla scorsa edizione) nelle cinque grandi aree di studio: arti e scienze umane, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali e scienze sociali. Di queste, il 50% ha registrato un miglioramento, il 31% un peggioramento, il 15 % sono invariate e quattro sono nuovi ingressi. La performance italiana in queste cinque classifiche è migliorata del 19%.
Da segnalare tuttavia che, se si esclude l'Università Federico II di Napoli che eccelle in odontoiatria, ai primi posti tra le migliori università italiane di questa classifica non ce ne sono del sud Italia.
I cinque indicatori
Le classifiche, come detto, includono 55 discipline e cinque ampie aree di studio (arti e discipline umanistiche, ingegneria e tecnologia, scienze della vita, scienze naturali, scienze sociali e gestione). La loro compilazione si basa su cinque indicatori: la reputazione accademica, la reputazione tra i datori di lavoro, le citazioni per paper, l’indice H (prolificità e l'impatto scientifico di un autore) e la rete di ricerca internazionale. "La nostra più ampia classifica poggia su una base che va oltre le metriche di ricerca. Esse si basano sulle opinioni di 175.000 accademici e oltre 100.000 datori di lavoro intervistati in tutto il mondo – spiega Ben Sowter, vicepresidente senior di QS (Quacquarelli Symonds) –. Questa valutazione completa delle prestazioni universitarie è particolarmente pertinente nel contesto delle sfide economiche globali e dell'instabilità geopolitica".