Giovedì 2 Gennaio 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Campi agrivoltaici, Giansanti di Confagricoltura: "Una opportunità, ma è meglio usare i terreni abbandonati"

Che fare? "Privilegiamo impianti piccoli e diffusi"

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura

Opportunità preziosa per gli agricoltori - e, più in generale, per il nostro Paese - o minaccia per la bellezza dei paesaggi e la produttività dei terreni agricoli? Ad alimentare la confusione sull’agrivoltaico contribuisce il Dl Agricoltura, convertito in legge il 18 luglio scorso e dedicato, in parte, anche allo sviluppo del fotovoltaico in agricoltura.

"Le limitazioni al fotovoltaico sui terreni agricoli, contenute nel decreto, rischiano di rallentare gli investimenti di tutto il settore", argomenta Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura.

Presidente Giansanti, è delle ultime settimane la notizia di due maxi-impianti agrivoltaici bocciati in Sardegna, per il possibile impatto negativo su paesaggi rurali e aree di pregio ecologico. Può esistere una sinergia tra la produzione ‘green’ di energia e la tutela del paesaggio?

"Sì, usando il buon senso e applicando regole chiare. La normativa dovrebbe distinguere tra un modello basato su maxi-impianti concentrati e un modello diffuso, fatto di piccoli e medi impianti fotovoltaici".

Tra le tante accuse mosse ai mega impianti c’è, in effetti, quella di rappresentare un business ghiotto per le multinazionali dell’energia.

"Gli alti costi di installazione e mantenimento dei maxi-impianti possono essere sostenuti solo da soggetti non agricoli, come i grandi fondi di investimento e le multinazionali. Confagricoltura ha già proposto al precedente governo un modello articolato in piccoli impianti diffusi, installati su porzioni limitate di terreni marginali, non coltivati da decenni e abbandonati dagli stessi agricoltori perché non produttivi. La nostra proposta rimane sul tavolo".

Perché l’agrivoltaico è un’opportunità interessante per gli agricoltori?

"Perché consente di diversificare il reddito d’impresa e rafforzare i processi di autoconsumo dell’energia. Non dimentichiamo che i costi energetici sono diventati una voce di spesa sempre più rilevante per i produttori agricoli. Incoraggiare gli investimenti in energia pulita da parte degli agricoltori, veri custodi del territorio, è l’unica garanzia per mantenere la produttività del suolo".

A proposito di produttività, la vostra proposta prevede di installare i pannelli prevalentemente in aree marginali e improduttive.

"Nessuno ha mai sostenuto di voler aggredire le zone più produttive o quelle interessate da coltivazioni di eccellenze Dop e Igp. I dati Istat confermano che, nel nostro Paese, circa 4 milioni di ettari di superficie agricola sono in stato di abbandono, a fronte di una superficie agricola nazionale di 16,5 milioni di ettari. La superficie agricola utilizzata (Sau) rappresenta, quindi, il 41,8% dell’intera superficie nazionale: basterebbe utilizzare una porzione pari al solo 2,5% dei terreni abbandonati per installare gli 80 gigawatt di rinnovabili necessari a soddisfare gli obiettivi fissati dall’Ue entro il 2030".