di Erika Pontini
Mamma Katherine è devastata dalla paura, più passano le ore più la speranza di ritrovare la sua Kata si assottiglia. Un filo alla quale si aggrappa, e che la tiene in vita. "Me l’hanno portata via", ripete a chi le è accanto. "Chi sa parli", l’appello che rivolge a una Firenze in angoscia per quella bimba dai capelli neri e il viso vispo. Abituata a non uscire da sola dallo stabile: perché imparare a sopravvivere è fondamentale.
"Cosa penso? "Di tutto ma qualcuno l’ha presa e portata via. L’ho detto ha carabinieri chi può essere. Che la riportino, non se la devono prendere con lei. Questi problemi sono dei grandi, non dei bambini", aggiunge Katherine prima di scoppiare a piangere di nuovo, sorretta dalle amiche, dalla sorella, dal suo avvocato Daica Rometta dell’associazione Penelope, da una comunità peruviana che le sta facendo scudo.
Perché 26 anni, gli ultimi quattro a Firenze, un ex marito in carcere a Sollicciano per qualche reatucolo, una vita difficilissima dentro l’hotel dei disperati con due bambini da tirare su, sono veramente pochi per questo tsunami di dolore.
Ma cos’è successo Katherine?
"Ero uscita alle 7.30 per andare al lavoro in centro, faccio le pulizie, prima lavoravo al Carrefour come cassiera, e avevo lasciato i bambini con mio fratello Abel dentro l’Astor. Giocano con gli altri bambini, anche in cortile".
E quando è tornata?
"Alle 15.30 circa, dopo aver fatto un po’ di spesa (i carabinieri hanno sequestrato in casa lo scontrino di un supermercato, ndr). Ho visto che in cortile non c’erano i bambini a giocare, non c’era nessuno e sono andata nella mia stanza ma Kata non era nemmeno lì. Ho chiesto quindi a mio fratello: mi ha spiegato che Kata gli aveva comunicato che sarebbe andata nella stanza dell’amichetta".
Ma non era nemmeno lì?
"No, la mamma dell’amica mi ha detto che le bimbe avevano bisticciato in cortile e Kata era rimasta lì, mentre loro erano rientrate".
Inizialmente l’ha cercata?
"Sì, in altre stanze, l’albergo è grande ma niente. Non era da nessuna parte e mi sono iniziata a preoccupare".
E poi è andata dai carabinieri?
"Sì, ho presentato denuncia ma la stavamo già cercando con l’aiuto di tutti".
Il resto è una notte insonne dopo la falsa pista del ritrovamento in via Pistoiese.
Ci sperava?
"Sì ma poi... ".
Ci sono le telecamere che vedono la bimba affacciarsi all’esterno.
"Sì, lo so che Kata è stata vista affacciarsi all’uscita dello stabile ma poi è rientrata".
Ma c’è una seconda uscita laterale, è stata trovata aperta.
"La mia bambina non ci sarebbe mai andata da sola. Lo sa che è occupata da un uomo e avrebbe avuto paura. È possibile che sia uscita da lì solo se fosse stata con qualcuno".
Ma chi?
"Mio marito è in carcere e anche se non stiamo più insieme non ho assolutamente sospetti su di lui. La sua famiglia mi sta aiutando a cercare la bambina".
Ci sono stati degli screzi pesanti dentro l’albergo occupato?
"Abbiamo litigato con un’altra famiglia di origine peruviana che abita al terzo piano, ai carabinieri ho fatto i loro nomi, perché volevano occupare le nostre stanze, ci siamo barricati dentro. C’è stata una rissa, un uomo ubriaco, è volato dalla finestra. Hanno provato a dare la colpa a mio fratello ma lui non c’entra niente, non ha fatto niente. È caduto da solo".
Cosa teme?
"So che Kata è in pericolo".