Giovedì 26 Settembre 2024
MASSIMO CUTÒ
Cronaca

"Una donna nei panni di 007? Non ha senso". Prima Bond girl italiana: Connery inimitabile

Daniela Bianchi è la spia sovietica di ’Dalla Russia con amore’, così un’attrice del nostro Paese diventò co-protagonista nella saga. "Quando ho conosciuto Connery lui mi disse: sei la donna più bella che abbia mai visto. Ho lasciato il cinema a 26 anni per mio marito"

Daniela Bianchi con Sean Connery sul set del film '007 Dalla Russia con amore'

Daniela Bianchi con Sean Connery sul set del film '007 Dalla Russia con amore'

"Era un uomo magnifico, affascinante, impeccabile. Portava lo smoking come nessuno. Sean Connery era carismatico, apparteneva alla razza di Cary Grant e Gregory Peck. Non ce ne sono stati altri: James Bond è lui e basta". Mi chiamo Bianchi, Daniela Bianchi. È stata la prima (e unica, in un certo senso) Bond girl italiana. Il caporale Tatiana Romanova di 007 dalla Russia con amore, il film di Terence Young del ‘63 giro di boa nella saga dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà britannica. Il suo volto è scolpito nella memoria collettiva. Almeno quanto quello di Ursula Andress, che usciva come Venere dal mare con il suo bikini mozzafiato in Licenza di uccidere. Lei invece è passata alla storia per una camicia da notte trasparente e il nastro di velluto attorno al collo, coperta da un lenzuolo e nient’altro. Aveva 21 anni allora, ne ha 78 oggi. I segni del tempo non ne hanno intaccato la bellezza.

Come fu scelta per il film?

"Tutto è cominciato nel 1960. Da ragazzina volevo fare la ballerina, studiavo alle magistrali e frequentavo l’accademia della Ruskaja a Roma. Ma sono cresciuta troppo: ero una stangona improponibile per la danza. Non per la moda, così cominciai la carriera di indossatrice".

E il cinema?

"C’è un passaggio importante da raccontare. Fui scelta per rappresentare l’Italia al concorso di Miss Universo malgrado non avessi partecipato a Miss Italia. Doveva andare Marisa Jossa, la madre di Roberta Capua, che però rinunciò. Toccò a me".

Aveva 18 anni, come la presero i suoi?

"Mio padre era un ufficiale, mia madre veniva da una famiglia nobile veneta. Lui tentennava: sei piccola, dove vai? Io però avevo voglia di girare il mondo, mi sentivo indipendente già a quell’età. Lo convinsi".

Volò oltre oceano.

"Esperienza incredibile. Gli organizzatori portarono tutte noi ragazze in tour nelle grandi città: New York, Filadelfia, Miami. Eravamo delle dive con macchinone e autista".

Vinse?

"Arrivai seconda, la reginetta fu Miss America e non poteva essere diversamente. Però mi assegnarono il premio della stampa e dell’eleganza. Avevo incuriosito tutti. Dicevano: sei bionda e alta, tutto sembri fuorché italiana".

Era fuori dal cliché classico?

"Non somigliavo alla Loren, né alla Lollo o alla Cardinale. Alla fine fu la mia fortuna. Quando tornai in aereo trovai a Ciampino papà, mamma e nonna. E un’invasione di paparazzi, ero diventata l’orgoglio nazionale".

Finalmente arriviamo a 007?

"Ci siamo quasi. Avevo un agente bravissimo, la sua parola d’ordine era: ‘Daniela, facciamo le cose come si deve e un passo alla volta’. Accettò una scrittura per un film in Spagna, una cosa piccola, ma utilissima per l’apprendistato al cinema. Mi sono sentita subito a mio agio, la strada era quella".

E poi?

"Terence Young era a Roma, cercava una ragazza per il film che doveva cominciare a girare. Vide il book con la mia fotografia e decise all’istante: è lei, voglio lei".

Una bionda, diafana, elegante e con un sorriso enigmatico?

"Cercavano una spia russa, ero perfetta. Partii subito per il provino in Inghilterra: promossa a pieni voti".

E lì conobbe Connery...

"Era imponente e sornione. Lo guardai: sei più bello che in foto. E lui: e tu la donna più bella che abbia mai incontrato".

Scattò qualcosa?

"No. Solo una bella amicizia durata nel tempo. Sean era un attore fantastico e un gentleman. Divertente, simpaticissimo: girammo la scena del treno molte volte, perché abbracciandomi mi faceva il solletico al fianco".

Il film ebbe un successo strepitoso.

"È stato un boom planetario che coinvolse entrambi alla stessa maniera. La serie di 007 era in bilico, la risposta del pubblico spazzò ogni dubbio. Connery prese la strada che l’ha portato a diventare un gigante dello schermo, fuori dal ruolo di 007. Oltreché un uomo pieno di fascino anche in età matura".

E lei?

"Ho girato con Chabrol, Salce, Dino Risi. Ho fatto negli Stati Uniti la serie del Dottor Kildare con Richard Chamberlain. Poi ho detto basta di colpo".

La spia russa sparita nel nulla?

"Feci la grande scelta nel ‘68 a 26 anni. Avevo conosciuto l’armatore genovese Alberto Cameli, eravamo innamorati e tutti e due molto impegnati con il lavoro. Non era più possibile vedersi a Londra, Parigi o New York quando capitava, nei ritagli di tempo. Qualcuno doveva fare un passo indietro. Lo feci io e ci sposammo".

Il caporale Tatiana è diventata una casalinga?

"Non avevo mai stirato una camicia o cucinato un uovo al tegamino. La famiglia di mio marito era patriarcale, vecchio stampo. Considerava quasi uno scandalo che fossi un’attrice. Non mi feci prendere dal panico, dopo qualche giorno mia suocera mi disse: sei un pezzo di pane".

Le è costato molto tirar giù il sipario per una vita borghese?

"Alberto è morto due anni fa dopo mezzo secolo di felicità insieme. Ho un figlio che mi ha appena regalato un nipotino: si chiama come il nonno. Va bene così".

Il cinema l’ha più cercata?

"Ho ricevuto tante telefonate ma ho resistito".

Proprio nessun rimpianto?

"Solo per il tempo che passa. È quella la grande fregatura: ti senti giovane dentro, ma la carrozzeria scricchiola".

Però è rimasta la Bond girl italiana per eccellenza. Perché?

"Certi film appartengono a un’epoca che evoca momenti irripetibili nel pubblico. Non sono stata dimenticata. L’anno scorso mi hanno mandato da Los Angeles uno scatolone con 800 fotografie da autografare. Servivano per un album di figurine e mancava la mia. Lì sono famosa più di un calciatore".

Il prossimo Bond sarà un donna di colore. Che ne dice?

"Oddio non ha senso. Capisco che la storia di 007 vada rinnovata, servono sempre idee nuove per il botteghino. Ma Giacoma Bonda è tutt’altra cosa rispetto all’originale".