Domenica 17 Novembre 2024
VERONICA PASSERI
Cronaca

Un metro tra i banchi e mascherine in aula. I presidi: "Non usate le scuole per i seggi"

Mancano 50 giorni alla prima campanella, il Comitato tecnico scientifico definisce le regole per la riapertura. Ma i problemi restano. Polemica sullo stop immediato previsto per le elezioni. La proposta dei dirigenti: "Per le votazioni sfruttare le caserme vuote".

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Mancano aule, banchi monoposto, insegnanti, materiale di protezione personale sufficiente per tutti. Insomma per la riapertura dell’anno scolastico è, come spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, "una corsa contro il tempo". Anche con l’intoppo dell’election day del 20-21 settembre che fermerà di nuovo la scuola dopo appena una settimana di lezioni. Per il resto si ricomincia dalle mascherine (ma non per i bambini sotto i sei anni): vanno indossate sempre per girare tra i banchi e nei corridoi. Una decisione, questa del Comitato tecnico scientifico, che solleva i presidi dal rompicapo di dover calcolare un valore fisso di metri quadri per ciascun studente. Ma seduti al banco, spiega il Cts, resta "imprescindibile" la distanza "di un metro lineare" tra gli alunni e di "due metri" tra docente e studenti.

Sono previsti, poi, test sierologici, in modo volontario e presso il medico di base, per il personale scolastico ma l’Anp chiede che vengano fatti "a campione" anche alla popolazione studentesca, 8 milioni e mezzo di ragazzi. Servirà, ovviamente, più pulizia: le superfici più usate, sottolinea il Cts, come maniglie, sedie, tavoli, interruttori e distributori automatici di bevande dovranno essere disinfettati di continuo.

Preside Giannelli, il rientro a scuola, dopo sei mesi e mezzo di chiusura, si avvicina a che punto siamo?

"Mancano cinquanta giorni all’inizio dell’anno scolastico: è una corsa contro il tempo e siamo in debito di tempo. Certe cose si potevano fare prima, ma la stessa ministra ha spiegato che l’accordo con le Regioni non si è stretto prima di due settimane fa".

Peraltro la scuola riapre il 14 settembre e poi si ferma per le elezioni…

"È una situazione spiacevole. Noi presidi abbiamo sempre criticato il fatto che le scuole siano seggi elettorali, servono a fare lezione non a votare. Per questo si potrebbero usare le caserme vuote che ci sono in Italia. Chiediamo che il Parlamento decida in questo senso, considerando anche che, nelle condizioni attuali, si perderà un giorno in più rispetto al solito per rendere possibile la sanificazione di tutti i locali".

È ottimista?

"Siamo talmente sotto rispetto alla data delle elezioni che diventa difficile cambiare tutta la situazione dei seggi elettorali… Però dico anche che se non cominciamo a lavorare a questa cosa non sarà mai cambiata. Il risultato di questo lavoro deve essere che nelle scuole non si vada più a votare".

Quante aule mancano?

"Il fatto che il metro di distanziamento tra gli studenti non sia statico migliora un po’ le cose: alla luce di questa novità è possibile che il numero degli alunni da sistemare e per cui non ci sono le aule non sia il 15%, come aveva detto tempo addietro la ministra, ma il 10%. Mancano, comunque, 30mila aule".

Come trovarle?

"Di certo alle scuole vanno fornite aule, fossero anche in tensostrutture, in condizioni di perfetta abitabilità. Nel 30% di edifici delle nostre scuole relativamente moderni è possibile fare interventi di edilizia leggera, cosa impossibile nel 70% degli istituti che è vetusto. Spero che gli enti locali, con la collaborazione dei presidi, stiano individuando ulteriori spazi. La divisione in gruppi? La classe si divide se non mi danno un’aula abbastanza capiente per ospitare tutti gli studenti".