"La vera forza me l’ha data la musica, il desiderio di portare un messaggio di pace e di amicizia attraverso una delle più grandi e più belle opere italiane", racconta Hirofumi Yoshida, direttore d’orchestra giapponese che da più di vent’anni ha scelto il nostro Paese per i suoi studi, la sua professione e la sua passione (è direttore musicale della Filarmonica del Teatro Comunale di Modena, dopo aver rivestito un identico ruolo a Bologna).
Da poche ore è rientrato sotto le Due Torri, dopo aver vissuto una delle esperienze più forti della sua carriera: domenica sera ha aperto la stagione d’opera del Teatro nazionale di Odessa, città simbolo dell’Ucraina meravigliosa e ferita, dirigendo La Bohème di Puccini in una nuova produzione. "Ho dovuto affrontare un viaggio complicato e difficile e le confesso che ho vissuto giorni di tensione – aggiunge –, ma la gioia di vedere un teatro gremito da più di 1300 spettatori, desiderosi di nutrirsi di arte e di bellezza, mi ha ripagato di tutte le paure e le fatiche".
Maestro, come è avvenuto il suo contatto con il teatro di Odessa?
"Già dal 2021 sono stato nominato direttore ospite principale del teatro: il mio rapporto con questa istituzione culturale è stato quindi avviato prima che divampasse la guerra. Nei mesi scorsi, come hanno riportato le cronache, il direttore musicale dell’Opera è stato sollevato dall’incarico (lo hanno accusato di avere avuto contatti con simpatizzanti russi, ndr): i responsabili del teatro hanno quindi chiesto a me di aprire la stagione".
Era già tornato a Odessa dopo l’invasione russa?
"No, non ancora. E non è stato semplice".
Perché?
"Poiché nessun aereo poteva atterrare in Ucraina, sono arrivato il 4 settembre a Chisinau, capitale della Moldavia, e dall’aeroporto sono stato accompagnato fino al confine ucraino. Ma non ho potuto entrare in auto: mi hanno chiesto di attraversare la frontiera a piedi, con un’ora di cammino. Superato anche quell’ostacolo, ho trovato un autista che mi ha condotto fino al teatro di Odessa".
E che clima ha trovato?
"Una città splendida, patrimonio dell’umanità Unesco, ma dove si vive in una continua tensione e con un dramma presente e percepibile. Mi hanno accompagnato a visitare la storica cattedrale della Trasfigurazione, bombardata fra il 22 e il 23 luglio, e ho visto con i miei occhi la distruzione, gli squarci, la tristezza".
Come ha vissuto quei giorni?
"Abbiamo condotto le prove con regolarità, ci siamo preparati al debutto con i bravissimi cantanti della compagnia. Su consiglio delle autorità, avevo scaricato una app che mi avrebbe informato di possibili allarmi: la prima notte ha suonato a mezzanotte e alle 4, e può immaginare il batticuore. Non ci si abitua. In teatro mi hanno anche mostrato l’ubicazione del rifugio sotterraneo che può ospitare fino a 500 persone. Entrando ho pensato ‘mamma mia’...".
Con quale spirito ha affrontato tutto questo?
"Mi sentivo quasi in missione come musicista. Noi tutti sappiamo che la musica ha il potere di infondere speranza e coraggio. E nella Bohème ci sono l’amore, l’amicizia, la giovinezza, proprio il messaggio che mi piaceva far arrivare. Il teatro era tutto esaurito, e ho avvertito proprio il desiderio di tutti gli spettatori di trovare nella musica un momento di pace. Erano presenti anche diverse personalità diplomatiche, fra cui il console onorario d’Italia".
E come è andata al ritorno?
"A ritroso ho dovuto seguire lo stesso percorso dell’andata. Le confesso che mi sono sentito più tranquillo solo quando sono arrivato a Bologna".
Ora quali nuovi impegni artistici la attendono?
"Con la Filarmonica saremo al Comunale di Modena il 7 dicembre, eseguendo anche i Quadri di un’esposizione di Musorgskij. E poi rifaremo anche il Concerto di Capodanno, con il suo brio. Mai come ora ne abbiamo bisogno".