Mercoledì 20 Novembre 2024
SIMONA BALDELLI
Cronaca

Un anno dopo Giulia Cecchettin, slogan e manifestazioni: ma non è cambiato nulla

L’ennesimo femminicidio a Parma: ex infermiera uccisa, fermato il marito. La scrittrice Baldelli: la svolta deve arrivare dalle famiglie e dalla politica

È in stato di fermo, in attesa della conferma dell’arresto, Giovanni Vascelli, il 65enne di Medesano (Parma) accusato di avere ucciso nella sua abitazione la moglie Marina Cavalieri, 62 anni. L’uomo è stato fermato giovedì sera a Orbetello, in provincia di Grosseto, dove è stato individuato dai carabinieri. La donna era stata rinvenuta senza vita nella sua casa, da un nipote alle 13. L’uomo si era recato nell’abitazione dei coniugi Vascelli per dare da mangiare ad alcuni animali che vivevano nel cortile e ha scorto la donna riversa nel letto. Inizialmente aveva pensato a un malore, poi la terribile scoperta dell’omicidio. L’arma utilizzata per uccidere la 62enne, infermiera in pensione, è stata recuperata dagli inquirenti nel sopralluogo in casa: una carabina di piccolo calibro. L’omicidio si sarebbe consumato alcuni giorni fa, forse nella notte tra il 21 ed il 22 ottobre. La donna è stata colpita alla nuca, probabilmente mentre dormiva. Giovanni Vascelli, corriere di prodotti surgelati di 65 anni, viveva da 33 anni con la moglie. Oltre 90 donne uccise nel 2024, di cui cinque solo nell’ultima settimana. Non si ferma la strage che segna anche una triste deriva, quella delle vittime over 70, ammazzate dai partner dopo matrimoni o convivenze lunghissimi.

Roma, 26 ottobre 2024 – Seguendo il processo di Filippo Turetta, che l’11 novembre dello scorso anno ha assassinato Giulia Cecchettin, provo un misto di esasperazione e rabbia. Ho perso il conto delle innumerevoli iniziative nate a seguito di quell’ennesimo femminicidio. Ad alcune ho partecipato direttamente, e lo farei altre mille volte. Però mi chiedo a che siano servite se faccio la conta di tutte le donne che, da allora a oggi, sono state soppresse dai loro mariti, fidanzati, amanti. Unica nota apprezzabile in questo orrore, è che sempre meno spesso vengono raccontati come omicidi "per amore”. E ci mancherebbe pure.

I figli come i padri

Da qualche tempo sto passando lunghi periodi nella mia casa d’infanzia e incontro compagni di giochi o di scuola cresciuti. Spesso confondo i maschi coi loro padri. Negli anni sono diventati pressoché uguali. Nell’aspetto, la camminata, i gesti. A volte persino nei concetti espressi. Alle ex bambine ormai donne non è accaduto, salvo rare eccezioni. Mi pare che il tempo sia passato, per questi e per quelle, in maniera diversa, come se le ragazze avessero imboccato una curva spaziotemporale in cui l’umanità si sta evolvendo in maniera differente. E mi chiedo come sia possibile questa diversità dal momento che ancora, purtroppo, l’educazione passa quasi esclusivamente per linea femminile.

Manifestazione a Pisa per la morte di Giulia Cecchettin
Manifestazione a Pisa per la morte di Giulia Cecchettin

L’educazione in famiglia

Quale inghippo ci impedisce di educare figlie e figli allo stesso modo e nel rispetto di ruoli complementari? Su quale modello di coppia si forma l’immaginario di quei bambini, futuri uomini? Mi chiedo anche quanta responsabilità abbiamo tutti quanti, nel pubblico e nel privato. Nonostante sembri vicino lo sfondamento di quel famoso tetto di cristallo di cui parlava Marilyn Loden nel 1978, avverto un clima di restaurazione, come se l’acquisizione di diritti e indipendenza delle donne fosse un rischio per gli uomini.

Il decreto legge 

Mesi fa vi fu la proposta di un decreto legge in cui si voleva impedire la declinazione al femminile di cariche pubbliche, in barba alla lingua italiana. Come a voler cancellare, almeno nella forma, l’immagine di una donna realizzata e autonoma. Come se il passo avanti delle une sottraesse qualcosa agli altri, invece di trovare una strada comune che porti alla felicità. Ero bambina (decenni fa) e già si parlava di educazione alla sessualità e all’affettività, mai concretizzata. E oggi ci ritroviamo con una formazione demandata alla rete, dove tutto è performance, ottenimento di consenso social(e), prestazione ed esibizione di potere, sei mia, sono tua, mi appartieni. E chi non è all’altezza è un perdente. Un emarginato. Una riflessione la merita il mio lavoro e quello di colleghi scrittori, sceneggiatori e autori tv e su come stiamo nutrendo l’immaginario del pubblico con passioni senza fine, da attraversare a nuoto oceani in tempesta, unica ragione di vita e ossessione dei nostri pensieri e dei nostri sogni. Programmi in cui uomini e donne discutono di pene d’amor perdute come non vi fosse altro al mondo. Eppure dovremmo saperlo che quel tipo di sentimento, di appartenenza acritica all’altro, non esiste. Le emozioni si trasformano, crescono, si evolvono. A volte finiscono.

Il ruolo della tv

Pretendere che un rapporto si cristallizzi nelle emozioni dell’innamoramento è un’illusione, è ipocrisia, è immaturità sentimentale. Crea persone impreparate alla realtà, l’abbandono. Credo siano molte le responsabilità, ciascuno per il suo ruolo e per la sua parte, che concorrono a questa immaturità dei sentimenti. Come se i bambini, una volta diventati uomini, avessero scoperto un’improvvisa fragilità senza aver conosciuto la propria sensibilità. Unico e infallibile mezzo per ’sentire’ coloro che ci sono vicini ed entrare in sintonia con noi stessi. Imparare che si può fallire senza che cada il mondo. E, soprattutto, nessuno appartiene a nessuno.