"Umiliato e offeso". Andrea Bocelli, asintomatico uscito vittorioso dalla battaglia con il Coronavirus, nonché donatore di plasma insieme alla moglie Veronica, si proclama a sorpresa disubbidiente: al convegno Covid-19 in Italia tra formazione scienza e diritti organizzato da Vittorio Sgarbi e Armando Siri, dichiara di aver violato la normativa anti-contagio e grida il suo sdegno per le restrizioni vissute. Alla presenza del leader leghista Matteo Salvini (ostentatamente senza mascherina nonostante il richiamo dei commessi della biblioteca del Senato), la voce italiana più conosciuta al mondo – protagonista dell’assolo in piazza Duomo deserta, il 13 aprile scorso a Milano – vibra di passione offrendo sponda al rivendicato negazionismo dell’emergenza sanitaria e alle divergenze nella comunità scientifica. "Mi sono sentito umiliato e offeso come cittadino quando – dice il tenore –, senza aver commesso alcun crimine, mi è stato vietato di uscire di casa. Devo anche confessare, e lo faccio qui pubblicamente, di aver in certi casi disobbedito volontariamente a questo divieto, perché non mi sembrava giusto né salutare. Ho una certa età: ho bisogno di sole e di vitamina D".
Avitaminosi a parte, sono parole forti. Un testimonial di peso nel dibattito su protezione della salute pubblica e libertà individuali: ovvero fin dove può spingersi la tutela della collettività, fin dove ha titolo di resistenza il cittadino (se ce l’ha). Confronto filosofico e giuridico non liquidabile come banale controversia di potere, specie valorizzando l’ipotesi – tuttora plausibile – di ondate epidemiche di ritorno in un Paese già fiaccato. Bocelli riavvolge il nastro: "Quando siamo entrati in pieno lockdown ho cercato di immedesimarmi in chi doveva prendere decisioni così delicate. I primi confronti li ho avuti in casa esprimendo qualche dubbio, ma sono stato fustigato. I primi ad attaccarmi sono stati i miei figli. Mi hanno detto: “Babbo, tu pensa alla Tosca e alla Butterfly, ché di virus non ci capisci niente“. Ho cercato di analizzare la realtà e ho visto che le cose non erano così come ci venivano raccontate", continua il tenore. Così "all’inizio del lockdown, avvalendomi della mia immeritata notorietà, ho disturbato tutti: da Renzi a Salvini, a Berlusconi, cercando di formare un fronte trasversale di buonsenso per uscire da questa situazione terribile".
Una mobilitazione senza steccati però a rischio di strumentalizzazione politica. Vedi anche la modalità scelta da Salvini per seguire i lavori: "C’è la sensazione di essere in un ritrovo di carbonari, di negazionisti – rilancia il leader della Lega –. Se c’è gente strana, io qui mi trovo benissimo. La libertà di pensiero è il primo bene a rischio: qui c’è chi ha un’idea diversa". Partecipano al convegno, direttamente o in collegamento, medici e studiosi come Alberto Zangrillo, Matteo Bassetti, Maria Rita Gismondo, Massimo Clementi, Giuseppe De Donno. Intervengono anche personalità di varia estrazione come i costituzionalisti Sabino Cassese, Giovanni Guzzetta e Michele Ainis, tutti perplessi sul ricorso del governo ai Dpcm. I mesi in apnea (ma anche di "terrorismo mediatico", insiste Salvini) sono già storia. Ora è il futuro a preoccupare. Bocelli prende di petto ogni ipotesi di nuove misure drastiche: "Approfitto di questo microfono per rivolgere un accorato appello: rifiutiamoci di seguire questa regola, prendiamo dei libri, giriamo, conosciamoci, parliamo, dialoghiamo". Come dire: prima la vita, poi la lotta al Covid.
Il tenore si proclama "lontano dalla politica". Appare però risoluto a spendersi. Denuncia: "Io ho una figlia di 8 anni. Non posso pensare che questi ragazzi debbano ritrovarsi in aula divisi da un pezzo di plexiglass e nascosti da una mascherina. Non posso pensare che con celerità incredibile si sia pensato di chiudere la scuola e con la stessa celerità a riaprire le discoteche". Giudizio aspro, perentorio e probabilmente musicale.Le reazioni politiche e sanitarie alle parole di Bocelli e Salvini non si fanno attendere: "Messaggio inadeguato con elementi di evidente pericolosità", afferma l’infettivologo Massimo Galli, ordinario di all’Università di Milano.