Rimini, 2 gennaio 2025 – Si chiamava Muhammad Sitta, l’accoltellatore egiziano di 23 anni ucciso a colpi di pistola da un carabiniere in mezzo alla strada principale di Villa Verucchio, una piccola frazione nel bel mezzo dell’hinterland Riminese, dopo aver accoltellato 4 persone in strada. In quell’entroterra dove Sitta si era stabilito da un paio di anni. Dal 2022, quando la storia dell’egiziano in Italia inizia con un trasferimento irregolare per poi continuare con una richiesta di protezione internazionale, concessa. Un rifugiato, Sitta, che come tale rientrava anche in un progetto ministeriale per l’inserimento sociale.
È così che il 23enne aveva trovato l’alloggio in cui viveva presso una cooperativa sociale, con appartamenti nella frazione di Villa Verucchio. Proprio dove Muhammad ieri notte ha deciso di colpire: di ferire e quasi uccidere a colpi di coltello quattro persone. Il 23enne, secondo le prime informazioni raccolte dai carabinieri, coordinati dalla procura di Rimini, risultava inserito in alcuni corsi di avviamento professionale e percepiva piccole somme di denaro come sussidio nell’attesa di trovare un impiego stabile. L’egiziano, infatti, aveva solo svolto lavoretti occasionali, anche come muratore. Ma il passato di Muhammad Sitta è ancora per larghi tratti da scoprire. Soprattutto il periodo antecedente l’arrivo in Italia, quando potrebbe avere sviluppato rapporti internazionali su cui la procura vuole vederci chiaro.
Il 23enne egiziano, freddato in strada da un carabiniere, al momento della morte aveva con sé un telefono cellulare ora al vaglio degli investigatori. Una misbaha (la collana di grani di preghiera dei musulmani) e una copia tascabile del Corano: entrambi riposti a lato del giubbotto che indossava durante l’assalto. Poi, alcuni scontrini e le chiavi di casa: dell’appartamento condiviso con altre persone e dove i carabinieri hanno, trovato anche un tappetino per pregare e un flacone di farmaci antipsicotici. Non è ancora chiaro se Muhammad Sitta fosse solito assumere il farmaco ritrovato nella sua abitazione oppure se si trovasse sotto effetto del farmaco stesso – o di altre sostanze – al momento degli assalti compiuti in strada. Comunque l’egiziano non risulterebbe in carico presso il servizio sanitario nazionale. Sono comunque stati disposti gli esami tossicologici sulla salma, oltre all’autopsia per chiarire con precisione quanti colpi di pistola abbiano colpito il 23enne (al momento pare otto, tutti nella porzione di corpo del tronco).
Nel compiere l’aggressione, l’egiziano è stato anche registrato mentre pronunciava frasi in arabo (in via di traduzione) mentre menava fendenti sui passanti. Da quanto è emerso ieri, però, Sitta non risulterebbe affiliato ad alcuna organizzazione di matrice terroristica specifica. Ma anche sotto questo aspetto la procura di Rimini è al lavoro per vagliare tutte le piste, tutte le ipotesi: compresa la possibilità che il 23enne abbia agito per motivi di terrorismo religioso e non per forza con alle spalle un coordinamento. Muhammad Sitta inoltre disporrebbe di alcuni alias. Identità anche social che sono sotto la lente di ingrandimento di chi indaga a caccia di ulteriori indizi. Elementi che possano permettere di inquadrare con certezza chi fosse Muhammad Sitta e, soprattutto, quale sia il movente che lo ha spinto a compiere le aggressioni di Capodanno, prima di essere neutralizzato a colpi di pistola.