Mercoledì 16 Ottobre 2024
FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Uccise moglie e suocera. Ergastolo all’ex medico: "Usò un mix di farmaci"

Sentenza dopo 6 ore di camera di consiglio. L’oculista in aula: sono innocente. Le lacrime della cognata, testimone chiave contro di lui. Maxi risarcimenti.

Uccise moglie e suocera. Ergastolo all’ex medico: "Usò un mix di farmaci"

Si accascia con le mani sul banco il medico Giampaolo Amato, alla pronuncia della sentenza. Ergastolo. Per avere ucciso moglie e suocera, avvelenandole con dei farmaci, nel 2021. Così ha deciso il presidente della Corte d’assise, a Bologna, Pier Luigi Di Bari, aggiungendo un anno e mezzo di isolamento diurno e risarcimenti per le parti civili (la sorella di Isabella, Anna Maria, e lo zio Nicola Tateo) rispettivamente di 750.000 e 230.000 euro. Assolto invece dall’accusa di peculato, cioè di avere trafugato da uno degli ospedali Ausl per cui lavorava i farmaci letali usati per uccidere le due donne.

Una sentenza accolta dalle lacrime di Anna Maria, che ha abbracciato il marito e gli avvocati di parte civile, Maurizio Merlini e Francesca Stortoni. "Ho fatto il possibile perché emerga la verità", le sue uniche parole, prima della condanna. Le sue lacrime sono bilanciate dall’amarezza dell’imputato, che chiude gli occhi e si rivolge ai suoi avvocati, Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna: "Come hanno potuto?", chiede. Del resto, ci ha provato fino all‘ultimo a convincere i giudici della propria innocenza, Giampaolo Amato. L’oculista di 65 anni è stato condannato per l’omicidio della moglie Isabella Linsalata, pure medico di 62 anni, e della suocera Giulia Tateo, 87, a 22 giorni di distanza l’una dall’altra nell’ottobre del 2021, con un cocktail di Midazolam, una benzodiazepina, e Sevoflurano, un anestetico ospedaliero. Ieri mattina, prima della decisione della Corte giunta dopo sei ore di camera di consiglio, tra le lacrime Amato ha preso la parola per le ultime dichiarazioni spontanee in aula. "Sono stato descritto come assassino, mostro, mentitore seriale, sono stato umiliato. Ma io ho solo detto la verità, che è una sola. Non ho commesso crimini – le sue parole –. Sono innocente, voglio solo riprendere la mia vita ed essere restituito ai miei cari. Ho sopportato abbastanza dolore in questa tragedia tra gente per bene, che siamo io e la mia famiglia, e di cui non riesco a farmi una ragione". Un appello vano.

Ci ha provato fino all‘ultimo pure la sua difesa. "Diteci come quest’uomo ha somministrato il Midazolam alla moglie e come è morta sua suocera – ha tuonato l’avvocato Lebro –. Si chiede l’ergastolo per una persona senza sapere come sono morte le sue presunte vittime. Questo è un processo drammatico, con un’accusa gestita in maniera acritica e unidirezionale, cucita ad arte sull’imputato". Per le parti civili Amato è un mentitore seriale. "Un bugiardo, che mente a tutti quelli che gli stanno attorno. Ha una credibilità pari a zero. Distorce la realtà e falsa a posteriori la voce di sua moglie, attribuendole dosi di farmaci dove lei invece parla chiaramente di emoticon di angioletti". Tra le prove chiave dell’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Morena Plazzi, la vicenda della bottiglia di vino conservata dal 2019 da Anna Maria, dopo che una sera trovò la sorella stordita a seguito di una cena col marito, e risultata poi, nel 2022, positiva al Midazolam. Prova che la difesa si è battuta per estromettere dal processo, sottolineando come la "catena di custodia ne vanifichi l’utilizzabilità, essendo stata tre anni, aperta, in casa della sorella". Altra freccia decisiva per l’accusa, le numerose salite registrate dallo smartwatch dell’imputato la notte del decesso di Tateo, tra le 23 e le 5 del mattino. Moglie e suocera abitavano al piano di sopra rispetto all’uomo, che dopo la separazione dalla moglie era andato a vivere nello studio al primo piano. " Mai movimenti simili furono registrati dall’app in altri giorni: non è un caso", attacca l’accusa. Per cui Amato uccise per due motivi: poter vivere serenamente la storia con l’amante e per l’eredità.