Venerdì 24 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Uccise la sorella, condannato. I genitori: "Manca la verità"

Genova, 24 anni ad Alberto Scagni. Il padre e la madre: processo contro di noi

Uccise la sorella, condannato. I genitori: "Manca la verità"

GENOVA

Tutta una sporca questione di soldi che hanno ancor di più reso fragile la mente instabile di Alberto Scagni, 40 anni, che il 1° maggio 2022, a Genova, nel popoloso quartiere di Quinto uccise la sorella Alice, 34, con diciassette coltellate. Ieri la condanna in Corte di Assise: 24 anni e 6 mesi per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla parentela a cui se ne aggiungono altri tre una volta libero da passare in una residenza assistita per garantire la sicurezza propria e altrui e valutarne la condizione psichica. La pm Paolo Crispo aveva chiesto l’ergastolo ma la Corte, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, ha riconosciuto ad Alberto la seminfermità mentale e ha attenuato la pena come chiesto dagli avvocati Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli che si sono basati sulla perizia firmata dal professor Elvezio Pirfo, psichiatra torinese.

Prima che la Corte si ritirasse, l’imputato aveva chiesto di fare una dichiarazione, ma invece che parlare del delitto e tentare di discolparsi ha cominciato a fare discorsi su presunte violenze perpetrate da un vicino di casa "che urlava la notte per farlo impazzire"; a quel punto il presidente l’ha fermato ed è potuta iniziare la camera di consiglio. Alberto – secondo gli atti degli inquirenti – attese per ore la sorella che rincasava e quindi a una ennesima richiesta di denaro respinta la uccise. Il giovane aveva già sperperato il fondo pensione che gli avevano messo a disposizione i genitori (15mila euro) e continuava ad accumulare debiti fino a insidiare vicini di casa e nonni affinché lo aiutassero. Ma padre e madre non si danno comunque pace per la condanna e dopo la sentenza alzano la voce. "Siamo amareggiati, è un processo contro di noi. Noi genitori – dice la signora Antonella – siamo stati usati come capro espiatorio. Meno male che la giuria invece di fare un copia e incolla delle richieste della pm ha usato un poco di inventiva. Ma tanto il mostro era già stato individuato e le grosse responsabilità delle istituzioni, che non hanno fatto nulla per nostro figlio malato, sono state nascoste".

Rimane infatti aperto un altro capitolo nato dalla denuncia del padre nei confronti di una dottoressa dei Servizi di sanità mentale della Asl 3 Liguria e degli agenti della centrale operativa della questura che, chiamati al telefono, non intervennero a Quinto. La procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento, ma l’avvocato Fabio Anselmo a nome della famiglia si è opposto e ora sarà fissata la relativa udienza. Il vedovo di Alice, Gianluca Calzona, e il figlioletto Alessandro hanno dichiarato attraverso l’avvocato Andrea Vernazza di "essere soddisfatti".

Riccardo Jannello