di Giulia Prosperetti
Gli uomini della scientifica entrano ed escono dal numero 28 di via Augusto Riboty. A ottocento metri di distanza la stessa scena si ripete al civico 38 di via Durazzo. Tre donne, due prostitute cinesi e una colombiana, sono state uccise, accoltellate nei loro appartamenti a poca distanza dalla Città Giudiziaria di Roma. Una mattanza. Il quartiere Prati, zona centrale della Capitale, ieri mattina si è risvegliato in un’atmosfera da Londra di fine Ottocento. Mentre sono in corso i rilievi e vengono interrogati i vicini la polizia non si sbottona: a poche ore dal ritrovamento dei cadaveri le piste sono ancora tutte aperte. Ma, in attesa che i contorni della vicenda prendano forma, appare sempre più probabile un collegamento tra i tre omicidi e si fa strada l’ipotesi di un serial killer. Forse un cliente abituale che è stato ricevuto in casa dalle donne e dopo averle assassinate è uscito indisturbato nella fitta nebbia che da mercoledì notte è calata sulla città.
"Correte c’è una persona in una pozza di sangue sul pianerottolo". Il primo allarme al 112 è stato lanciato dal portiere dello stabile di via Riboty che verso le 10.30 di ieri mattina, mentre scendeva dal quarto piano dove era in corso un trasloco, si è trovato davanti una donna completamente nuda che giaceva in una pozza di sangue. "Avevo appena chiuso una telefonata, saranno state le 10,35 forse le 10,40. Ho aperto la porta per andare al bar, il portiere mi ha chiamato dicendomi che al pianerottolo proprio sopra al mio c’era una donna nuda morta, a terra. Sono salito e l’ho vista, completamente nuda piena di sangue intorno – racconta un avvocato che lavora nello studio al piano terra del palazzo – . Usciva tantissimo sangue dalla testa, credo sia stata sgozzata. Il sangue era tantissimo come se l’omicidio fosse stato ultimato sul pianerottolo. Aveva una posizione del tutto innaturale, come se avesse gli arti rotti ma in realtà si era accasciata, forse dopo essersi trascinata al di fuori dell’appartamento, magari in cerca di aiuto. Il portone era spalancato, all’interno l’altra vittima. Abbiamo pensato di tutto, anche alla mafia cinese, io da penalista conosco bene la materia".
Nel palazzo nessuno ha sentito niente, le uniche grida – fanno sapere alcuni condomini – sono state quelle del portiere. Solo una persona che abita al primo piano, accanto allo studio legale, quindi proprio sotto all’appartamento delle due cinesi, ha fatto sapere di aver sentito "dei colpi", come se spostassero dei mobili. "Le due donne sono state uccise tra le 10.30 e le 11. Lo so per certo perché mi hanno portato la cucina e ho salito le scale a piedi fino al nono piano, dove si trova l’appartamento in cui mi sto trasferendo – spiega un giornalista, nuovo condomino dello stabile –. Non ho preso l’ascensore perché era occupato, sono quindi anche passato davanti all’abitazione delle due vittime ed era tutto tranquillo alle 10.30. Alle 11, mentre ero in casa, mi ha chiamato il portiere per dirmi che c’era stato un omicidio e non potevo uscire perché una delle vittime era sul pianerottolo. Ci sono rimasto 3 ore e mezza, quando poi la polizia mi ha fatto andare in questura a testimoniare".
A confermare che le due donne cinesi, sulla quarantina, avessero reso il loro bilocale una casa di appuntamenti sono gli stessi vicini. A quanto raccontano i condomini il "viavai di gente a tutte le ore" con tanto di citofonate notturne dei clienti agli interni sbagliati era stato oggetto di riunioni condominiali. Verso le 13, mentre erano in corso le indagini a via Riboty, al 112 è arrivata una seconda chiamata: una donna, conoscente della vittima, segnalava la presenza di un cadavere riverso nel letto di in un seminterrato della vicina via Durazzo, a pochi passi dagli studi televisivi di La 7. Marta Castano, 65 anni, prostituta di nazionalità colombiana, accoltellata all’addome, aveva subito la stessa sorte delle due donne cinesi. Secondo quanto riferito dalla sorella della donna agli inquirenti "aspettava un cliente". Telecamere, celle telefoniche e siti di incontri sono ora al vaglio degli investigatori.