Milano, 25 novembre 2024 – Oggi è il giorno del verdetto, i giudici decideranno la condanna per Alessandro Impagnatiello, il barman dell’Armani caffè che ha ucciso con 37 coltellate la fidanzata 29enne Giulia Tramontano, incinta di suo figlio Thiago.
La procura ha chiesto per lui l’ergastolo con isolamento diurno, la difesa ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche e si è rimessa alla valutazione della giudice Antonella Bertoja e della giuria popolare per la quantificazione della pena.
Il carcere a vita è quello che ci si attende per il barman che deve rispondere di omicidio aggravato dalla premeditazione, dal legame affettivo, dai futili motivi e dalla crudeltà, per aver accoltellato dieci volte alla gola Giulia prima che lei morisse e poi altre 27 volte, prima di tentare di bruciarla e di abbandonarla cadavere in strada, avvolta da sacchi della spazzatura. Un "viaggio nell’orrore", per usare le parole della pm Alessia Menegazzo, pianificato dal trentunenne narcisista, psicopatico, manipolatore, ma lucido e cosciente che ammazza i due ostacoli alla sua realizzazione, Giulia e Thiago.
Smascherato, l’ex barman dalla doppia vita, uccide in modo brutale: nessun raptus, solo "la banalità del male", ha detto la pm Menegazzo nell’ultima arringa. Giulia, secondo l’accusa, firma la sua condanna a morte quando gli dice di aspettare un bambino che il compagno, già padre e con una amante incinta, non voleva.
La procura ha già annunciato che non farà repliche in questa ultima udienza, dopo 18 mesi di processo, e se non replica la procura allora nemmeno le altre parti hanno diritto di replica, quindi, salvo brevi dichiarazioni spontanee di Impagnatiello, che ha già chiesto di non essere ripreso al momento della sentenza, la Corte e la giuria popolare si ritireranno subito in camera di consiglio e usciranno soltanto per la pronuncia del dispositivo. La famiglia Tramontano, papà Franco, mamma Loredana Femiano, i fratelli di Giulia, Chiara e Mario saranno come sempre in aula. "Chiediamo con forza – scrive il papà sui social – che venga applicata la pena massima prevista dalla legge: l’ergastolo. Non solo per rendere giustizia a lei, alla famiglia e al bambino che portava in grembo, ma anche per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile. Questa richiesta non è mossa da vendetta, ma da un profondo senso di giustizia". E ancora su Instagram: "La violenza di genere è una piaga che devasta la nostra comunità e confidiamo che le istituzioni sappiano agire con fermezza, dimostrando che la legge è dalla parte delle vittime. Chiediamo che il rispetto per Giulia, per la sua vita spezzata e per il dolore che ha lasciato, non sia calpestato da parole che tentano di piegare la verità: la dignità di una vittima – scrive Franco Tramontano – non può mai essere sacrificata per costruire una difesa".
Non c’è giorno che mamma Loredana non ricordi con una canzone, un messaggio, una foto, sua figlia insignita, lo scorso anno, dell’Ambrogino d’oro da una città che l’ha adottata.