L’orrore squilla mentre l’alba scaccia la notte. "Papà ha fatto un danno, ha ucciso mamma". Con queste parole, rotte dal terrore e dalla confusione, un bambino di soli 6 anni mostra in videochiamata alla zia il corpo senza vita della madre Eleonor. Un’immagine che nessun bambino dovrebbe mai vedere e che nessun familiare dovrebbe mai ricevere sullo schermo del proprio smartphone. È propria la sua innocenza violata a dare l’allarme, in un gesto disperato e coraggioso che infrange il silenzio di quella casa divenuta teatro di ferocia e brutalità e il pianto disperato del fratellino di 4 anni. L’ennesimo femminicidio si consuma intorno alle cinque di ieri mattina, a San Felice a Cancello, nel Casertano, un paese devastato alcune settimane da un’alluvione segnata dalla morte di una madre e di suo figlio. Eleonor, albanese di 24 anni, arrivata a San Felice da meno di due mesi, è uccisa dal marito, Lulzim Toci, dopo una lite casalinga avvenuta la sera prima, nel loro letto matrimoniale, con i due figli, di quattro e sei anni che dormono su un materasso accanto.
Lui, un bracciante agricolo di 30 anni, la strangola senza pietà, come se la furia cieca avesse cancellato ogni briciolo di umanità e amore. Dopo il delitto, l’uomo lascia i bambini soli con il corpo della madre e si reca a casa della cognata, con una richiesta disarmante: vuole essere accompagnato in ospedale dal fratello perché avrebbe dolori lancinanti alla testa, forse per costruirsi un alibi, o solo per dare un senso a quello che senso non ha. Ma la donna, mossa dall’istinto, decide di videochiamare i nipoti per capire cosa fosse accaduto nella casa di via Caravaggio. Alle spalle del bambino intravede un’immagine che non dimenticherà presto: il corpo della cognata giace sul letto, immobile, scomposto, ormai privo di vita. I piccoli, abbandonati in quell’incubo, fissano il nulla, intrappolati in un terrore troppo grande per la loro età. L’angoscia si trasforma subito in un grido di allarme: la donna chiama i carabinieri e racconta quello che ha appena visto. Pochi minuti dopo, le sirene squarciano il silenzio della mattina, ma ormai è troppo tardi. I militari trovano Lulzim Toci che vaga nei pressi della casa, come un’ombra smarrita, ancora impregnato della violenza compiuta tra le mura di casa.
Eleonor, casalinga, accudiva i bambini e probabilmente affrontava ogni giorno il peso di un matrimonio difficile segnato dalla morbosa gelosia dell’uomo. Le liti negli ultimi giorni erano forse diventate un’abitudine, un rumore di fondo per i vicini. Lulzim, incensurato, accusato di omicidio aggravato, è stato interrogato dal procuratore Pierpaolo Bruni. Supportato dal suo avvocato e da un interprete, visto che si trova in Italia da meno di un anno e non riesce ad avere proprietà di linguaggio, non spiega il perché dell’efferato omicidio della giovane compagna. Racconta che non c’era stata alcuna lite con Eleonor, che non era geloso di lei. Poi, però, non riesce a spiegare perché ha soffocato la moglie mentre ancora dormiva.
L’interrogatorio si interrompe perché Lulzim ha un malore e vien portato in ospedale, il suo legale parla di un pregresso di problemi psicologici che erano già in cura quando si trovava in Albania. Sono 81 le donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno, vittime della violenza di genere, 28 di esse sono vittime di femminicidio inteso non come semplice atto di violenza, ma di sopraffazione e annientamento. Un bilancio tragico.