Venerdì 20 Dicembre 2024
NICOLA PALMA
Cronaca

Uccisa col figlio in grembo Il fidanzato senza pietà: "Ho accoltellato Giulia poi ho provato a bruciarla"

Dopo il delitto il killer è corso dall’amante: "Ora non è più un ostacolo". Ma è stato respinto. Il mattino seguente ha spostato il corpo in cantina a Senago ed è andato a lavorare nel bar di Milano.

di Nicola Palma

e Roberta Rampini

SENAGO (Milano)

"Ammette di aver commesso l’omicidio di Tramontano Giulia?". "Sì, lo ammetto". Tre parole di verità pronunciate dopo una valanga di bugie, storie inventate, sms inviati al telefono di una persona morta, depistaggi e tentativi di disfarsi del cadavere. Un fragilissimo castello di menzogne costruito giorno dopo giorno e sgretolato in un amen dalle indagini dei carabinieri, che in 72 ore hanno chiuso il cerchio attorno al killer "manipolatore e ingannatore". Il giallo di Senago ha avuto un epilogo tragico: Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver ucciso a coltellate la compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese del bambino che avevano già deciso di chiamare Thiago, e di aver cercato più volte di bruciarne il corpo; quando lui ne ha segnalato la sparizione, domenica sera, la 29enne era morta da un giorno.

Restano ancora diversi punti da chiarire, a cominciare dalla presenza di un possibile complice che potrebbe averlo aiutato a trasportare il corpo fuori di casa, ma per adesso i primi esiti dell’inchiesta-lampo dei militari della Omicidi del Nucleo investigativo di Milano, guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino, hanno consentito all’aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo di emettere un decreto di fermo per omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà nei confronti del barman 30enne dell’Armani hotel. Il delitto è andato in scena tra le 20 e le 20.30 di sabato scorso, dopo che Giulia aveva avuto un faccia a faccia con l’amante del compagno, la 23enne italo-britannica Chiara (nome di fantasia), scoprendo da lei un’incredibile doppia vita di cui aveva solo avuto qualche sospetto (confessato alla suocera) un paio di settimane prima. È stato lui stesso a indicare agli investigatori il luogo in cui aveva abbandonato il corpo dell’agente immobiliare originaria di Sant’Antimo: il cadavere è stato ritrovato poco dopo l’una di ieri a meno di 700 metri dall’appartamento di via Novella della coppia, malamente nascosto dai sacchi di plastica in una striscia di terra ed erbacce dietro una fila di box. Nel provvedimento che lo ha portato a San Vittore, gli inquirenti hanno ricostruito tutto quello che è accaduto dal momento in cui Impagnatiello si è recato in caserma per denunciare la sparizione della fidanzata. Dopo aver ucciso Giulia con alcune coltellate al collo (anche se lui ha messo a verbale una poco credibile versione che sostiene che sarebbe stata la donna a colpirsi per prima a braccia e gola), ha portato il corpo in bagno: "Ero confuso e annebbiato. L’ho messo nella vasca e lì mi sono reso conto che l’avevo uccisa e ho constatato che era ormai priva di vita. A quel punto volevo in qualche modo liberarmi del corpo. Vicino alla vasca c’era dell’alcol per le pulizie e le ho versato l’alcol addosso e le ho dato fuoco".

Poi Impagnatiello ha risposto dallo smartphone di Giulia a una serie di messaggi, spacciandosi per lei, e verso le 2 si è presentato sotto casa di Chiara per dirle che ormai Giulia "non era più un ostacolo" per la loro relazione; la ragazza, però, non ha aperto, temendo che potesse farle del male. Cinque ore dopo, alle 7 di domenica, ha trasportato il corpo in cantina, andandosene al lavoro in via Manzoni come niente fosse. Martedì mattina, sempre secondo il suo racconto, ha spostato nuovamente il cadavere, stavolta nel box, per poi trasportarlo alle 2.30 di mercoledì nel punto in cui è stato poi trovato meno di 24 ore dopo.