di Andrea Ropa
Accordo raggiunto. Ubs acquista Credit Suisse e la salva da un crac annunciato. Un affare da tre miliardi di franchi svizzeri (0,76 franchi per azione), che riporta il sereno sui mercati finanziari internazionali, dopo la settimana nera dei titoli bancari e le manovre in corso sulle due sponde dell’Atlantico per scongiurare il pericolo di nuovi fallimenti dopo quelli di Silicon Valley Bank e Signature Bank. L’accordo con Ubs arriva pochi mesi dopo che la Saudi National Bank e la Qatar Investment Authority (i due maggiori azionisti, che detengono congiuntamente il 17% delle quote) hanno iniettato quasi 3 miliardi di franchi nel Credit Suisse, mentre a febbraio il gruppo bancario ha reso noto che il 2022 ha fatto registrare una perdita di 7,4 miliardi, il peggior risultato dalla crisi finanziaria globale del 2008.
La seconda banca svizzera ha avviato un’importante revisione delle proprie attività, tagliando costi e posti di lavoro per risollevare le proprie sorti, compresa la creazione di un’attività separata per la propria banca d’investimento sotto il marchio CS First Boston. Ma i clienti, spaventati, hanno ritirato miliardi ed è stato necessario l’intervento del governo di Berna, che ha iniettato nelle casse 50 miliardi di franchi. Tutto questo, però, non è bastato a placare la tempesta e così la vendita a Ubs è diventata l’unica opzione – "rapida e indispensabile" la definisce il Consiglio federale elvetico – per evitare il crac di Credit Suisse.
Ubs ha ottenuto diverse misure a sostegno del salvataggio. Anzitutto 100 miliardi di liquidità extra da parte della Banca Nazionale Svizzera, poi 9 miliardi di garanzie pubbliche a copertura di esuberi, cause legali e minusvalenze da cessioni. Infine, la possibilità di derogare alle norme che prevedono sei settimane di tempo ai soci per avallare transazioni di questo genere.
"Era l’unica soluzione possibile – ha commentato la ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter – La fuga di asset subita da Credit Suisse la scorsa settimana e il forte calo del prezzo delle azioni in pochi giorni hanno aperto la possibilità concreta di un fallimento, che avrebbe avuto un immenso impatto collaterale e avrebbe potuto estendersi a Ubs e ad altre banche in tutto il mondo".
L’acquisizione è stata accolta con favore anche dalle autorità monetarie internazionali. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha plaudito "alla rapida azione e alle decisioni prese dalle autorità svizzere per risolvere il caso Credit Suisse, determinanti per ripristinare condizioni di mercato ordinate ed assicurare la stabilità finanziaria". Negli Stati Uniti, la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, e il presidente della Fed, Jerome Powell, hanno commentato positivamente "gli annunci delle autorità svizzere a sostegno della stabilità finanziaria".
Secondo l’accordo, Ubs ridurrà drasticamente la banca d’investimento di Credit Suisse, in modo che l’entità combinata costituirà non più di un terzo del gruppo risultante dall’unione delle due ex concorrenti. L’amministratore delegato di Ubs, Ralph Hamers, sarà alla guida del colosso che nascerà dalla fusione. Quest’ultima, si prevede, genererà un tasso annuo di riduzione dei costi di oltre 8 miliardi di dollari entro il 2027.