Pizzaballa ha 54 anni, è un politico, presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni. Si chiama Stefano Bonaccini, ma è un dettaglio. La cosa che conta è che è uno dei più grandi collezionisti di figurine di calcio italiano e ha in casa più di 150 album. Allora per noi è Pizzaballa, punto e basta.
Per il mondo delle figurine Pizzaballa è il simbolo. Un portiere dell’Atalanta (poi Milan, poi Roma) che un giorno del 1963 in cui il fotografo della Panini andò a fare le foto a Bergamo ai giocatori, era infortunato e quindi non presente. E nella prima sfornata di figurine (poi la foto fu fatta due mesi dopo) Pizzaballa non c’era, diventando introvabile al gioco del "ce l’ho, m’amanca" degli scambi.
Un mondo di pazzi, di adulti con le braghe corte, di agenti segreti, di James Bond degli scambi, che si trovano agli angoli delle strade, con persone mai viste prima, a scambiare pacchettini di ’figu’. Pusher seriali e funambolici. Capaci di abbandonare tutto correre a recuperare un malloppo di doppie. Guardando velocemente a destra e sinistra, come fanno nei film gli agenti segreti quando controllano di non essere visti.
Quello delle figurine, in realtà, non è un paese per giovani. È vero che i bambini sono ancora il 60% dei fruitori, ma quel 40 è fatto di babbi analogici, scatenati e ammalati, che incollano, si trovano, mandano messaggi drammatici, litigano con le mogli che li guardano con compatimento, pensando a una regressione infantile.
È vero invece. E ne siamo fieri. Perchè se mi manca Okaka dell’Udinese per finire la collezione e aspetto che Bonaccini me lo procuri, vuol dire che sono sano, sono bimbo, mi manca il crostone alle ginocchia, e al diavolo le giacche e le cravatte. Un milione circa di persone all’anno fanno la collezione Panini dei calciatori, nata nel 1960 da un genio di Modena, terra di idee, di manualità, di gente che nel dopoguerra è ripartita dai garage e dalle botteghe.
E a Modena abita un certo Gianni Bellini, che è il più grande collezionista di figurine di calcio del mondo, dal 70 a oggi, con 4.000 album. La Bbc è venuta da Londra per fare un servizio su di lui. Ci sono chat su WhatsApp di gruppi che dichiarano la loro lista di mancanti. Una volta si andava in cortile col mazzetto e si diceva: "Ce l’ho" o "M’amanca". Adesso si va di liste, di numeri. Dammi la tua lista, ti dice il pusher. A Bologna per esempio, ma chissà in quante altre città, il pusher principe è un certo Alessio Ciccio Cantergiani, che controlla 6-7 liste alla volta, una specie di "cartello" delle figurine, che non fa vittime ma solo adesivi. E, alla domenica mattina, la cosa più rilassante è attaccare le figurine all’album, soprattutto quando fuori c’è un po’ di nebbiolina. Il contagio si espande, il virus delle figu avanza. L’ha preso Gianni Morandi e di conseguenza sua moglie Anna che è un’attaccatrice seriale (a proposito le donne si sono ammalate anche loro, da statistiche: 60% bimbi, 40% adulti, ma il 10% è femminile). L’hanno preso medici e insegnanti. Il primario di pneumologia Stefano Nava la fa, il notaio Mazzetti è maestro di scambi, il ginecologo Gabrielli ti arriva a casa anche di notte per spulciare nelle tue doppie.
La fa il direttore di questo giornale, Michele Brambilla, che nel weekend attacca le figurine con i figli. Tutta gente insospettabile perché dietro a ogni uomo tranquillo può nascondersi un collezionista. Positivo e non asintomatico. Paolo Clavenzani, professore della Facoltà di Veterinaria, ha la casa piena di album e sta finendo la raccolta di figurine del Bologna dall’inizio della sua storia ad oggi. Gente che va via felice quando ha un mazzetto in tasca. "Te lo lascio al bar tal dei tali". Poi si passa a prenderlo. Un traffico di gente, "illegale" nella sua follia.
Antonio Allegra, responsabile Mercato Italia della Panini dice: "Gli adulti fanno la collezione coi figli perchè si sentono più adeguati. Sono degli… analogici. Coi videogiochi vengono tagliati fuori, in questo modo invece stanno di più coi ragazzi". La Panini per i seriali è la Mecca (stampa circa 6 miliardi di figurine all’anno) e non solo per i calciatori. La collezione di Batman per esempio è stata una delle più azzeccate, così come quella su Diabolik. Ma il calcio è il calcio, da Pizzaballa in qua. Si pensi solo che la Lega Calcio intasca per i diritti di immagine dei giocatori, la bellezza di 12 milioni e mezzo di euro all’anno.
Allora se la scorsa settimana, in uno scambio di messaggi, il direttore Brambilla e "Pizzaballa" Bonaccini commentavano le scelte per i nuovi ministri, il botta e risposta è scivolato sulle collezione dei calciatori, vuol dire che anche lì c’è una braga corta che sventola impavida al vento di un cortile dove non si è mai smesso di giocare. A proposito, mi manca ancora Okaka. Qualcuno ce l’ha, visto che "Pizzaballa" ha detto che me lo procurava, ma in questi giorni ha molto da fare?