Venezia, 3 dicembre 2024 – Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. I giudici hanno escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking contestate dalla procura, riconosciuta invece quella della premeditazione. Lo ha deciso oggi la corte d’Assise di Venezia che, dopo sei ore di camera di consiglio, ha emesso la sentenza sull’omicidio, perpetrato l’11 novembre 2023.
Reo confesso, il 22enne ha ascoltato a testa china la sentenza, senza manifestare emozioni. “È stata fatta giustizia, ma abbiamo perso tutti come società. Non è la sede per onorare la memoria di Giulia”, ha commentato Gino Cecchettin uscendo dall’aula. Duro il vicepremier Matteo Salvini: “Pena giusta, ma ora bisogna obbligarlo al lavoro duro in carcere”. Il governatore Luca Zaia: “Non poteva che essere questa la giusta sentenza. Mutuo le parole di Gino: oggi non ha vinto nessuno”.
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"Non poteva che essere questa la giusta sentenza per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Sono vicino ai parenti di Giulia e ai suoi amici. Mutuo le parole di Gino: oggi non ha vinto nessuno. È esattamente questo il sentimento di tutti noi". È la reazione postata sui social dal governatore del Veneto, Luca Zaia.
"Questa sentenza, certo, soddisfa il bisogno collettivo di giustizia, ma non sana la ferita di una vita spezzata, per la sola colpa di essere donna. C'è bisogno di capire, di educare, di imparare, e di cambiare. Ha ragione il papà di Giulia: oggi abbiamo perso tutti. A tutti noi la responsabilità del riscatto". Lo dice in una nota Vanessa Camani, capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Veneto.
La Corte d'Assise di Venezia ha ordinato "la pubblicazione della sentenza di condanna" di Filippo Turetta "mediante affissione nel Comune di Venezia, nel Comune di Vigonovo e nel Comune di Torreglia (il paese d'origine di Turetta, ndr)". L'imputato è stato inoltre interdetto dai pubblici uffici.
"Non mi aspetto scuse, il mio percorso è un altro. Io ho perso tutto, andrò avanti con il mio percorso, oggi era una tappa per rispettare le leggi che ci siamo dati come società civile e ora guardiamo avanti cercando di non trovarci più qui con altri papà, altri giornalisti. Aiutateci in questo percorso perché c'è tanto da fare". Così Gino Cecchettin ha commentato con i cronisti la conclusione del processo a Filippo Turetta, con l'ergastolo per l'imputato.
"Penso sia stata fatta giustizia e rispetto al sentenza - ha aggiunto - ma la violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura. Come essere umano mi sento sconfitto. Come papà non è cambiato nulla rispetto a un anno fa. La giuria si è pronunciata, non entro nel merito della pena perché ho sempre detto che non l'avrei fatto e non lo faccio". "Giustizia è stata fatta secondo le leggi vigenti - ha osservato ancora il papà di Giulia - il percorso si fa su altri temi e su altri banchi". Infine un breve commento sulla stretta di mano in aula con il difensore di Turetta, Giovanni Caruso: "Con l'avvocato ci siamo stretti la mano, lui doveva fare il suo lavoro, io mi sono sentito offeso, chiaro che il mio punto di vista è quello del genitore, ma da persone oneste ci siamo chiarite e si è fatta pace".
"Ergastolo Turetta prevedibile e legittimo. Non poteva che essere questa la risposta della giustizia". Lo afferma Antonella Veltri, presidente D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza. "Purtroppo, però - aggiunge - nessuna misura punitiva può riportare tra noi Giulia e le altre 100 donne che hanno perso la vita, perché uccise per mano di un uomo, in questo anno. È quanto mai urgente iniziare a lavorare seriamente e strutturalmente sulla prevenzione, senza la quale dovremo continuare a piangere le nostre sorelle e trovare soddisfazione solo da condanne cosiddette esemplari" conclude la presidente.
"Filippo è l'assassino di mia nipote, penso che ha sbagliato completamente i principi della sua vita. Ha sbagliato e sta pagando". Lo afferma Andrea Camerotto, zio materno di Giulia Cecchettin, pochi minuti dopo la sentenza della corte d'Assise di Venezia che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta, ex fidanzato della giovane, per omicidio aggravato dalla premeditazione, ma non dalla crudeltà e dallo stalking.
"Non ci si può certo dire soddisfatti di una sentenza, noi abbiamo il nostro dolore e ce lo portiamo fino alla tomba. Non si prova più niente". Lo afferma Carla Gatto, la nonna di Giulia Cecchettin, pochi minuti dopo la sentenza della corte d'Assise di Venezia che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta, ex fidanzato della giovane, per omicidio aggravato dalla premeditazione, ma non dalla crudeltà e dallo stalking.
L'eredità di Giulia Cecchettin è nella Fondazione in suo nome, "un sogno nato da una tragedia immensa", ha detto il padre Gino che lo ha presentato in Senato e lo porterà anche nelle scuole. È nei murales col suo volto contro la violenza di genere proliferati in tutta Italia e all'estero e nei disegni dal "tratto delicato", così li definivano i suoi insegnanti vedendo luccicare il talento puro, da autodidatta, alla scuola 'Comics' di Reggio Emilia che aveva appena cominciato. È nella solarità e nell'altruismo riconosciuto da chi l'amava ma anche nel memorandum che ha trovato nei suoi appunti chi indagava sul suo omicidio. Il papÀ Gino lo ha scoperto di recente e ha affermato che "è giusto metterlo a disposizione delle donne che si possano trovare nella situazione di Giulia per denunciare prima di non poterlo più fare e che questa lista sbucata dalle carte dell'inchiesta può diventare un 'manifesto' in 15 punti per far capire quando una storia non e' d'amore ma e' solo sopraffazione e ansia di possesso di una persona verso l'altra. La studentessa di ingegneria biomedica, nata a Padova il 5 gennaio 2001, lo scrive dopo avere litigato con Filippo Turetta "per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Giulia, ndr)". Il 31 luglio di un anno fa elenca perchè quella relazione era diventata una camera a gas in cui lei stava soffocando da troppo tempo e perchè fosse stato giusto lasciarlo.
"Nessuno potrà mai restituire Giulia Cecchettin a papà Gino. Nessuno potrà mai dimenticare l'orrore e la crudeltà del suo omicidio. Ma la condanna all'ergastolo inflitta dalla Corte d`Assise di Venezia al suo assassino, Filippo Turetta, se non lenisce il dolore, almeno fa giustizia e lancia un messaggio chiaro e forte. Chi commette femminicidio non ha giustificazioni, attenuanti o scuse di sorta per i suoi atti. Deve pagare e pagare fino in fondo. Solo in questo modo, oltre ad una costante e imponente campagna di prevenzione e sensibilizzazione, e ad un netto cambio di mentalità e di cultura della nostra società, possiamo sperare di invertire la rotta di questa piaga che non sembra avere fine". Lo dichiara la vicepresidente Fi del Senato, Licia Ronzulli.
"Giusto così. Ora sarebbe corretto obbligarlo anche a lavorare duramente, in carcere, per evitare che la sua permanenza in galera sia completamente a carico degli italiani". È il commento del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, alla sentenza di ergastolo a Filippo Turetta.
"La sentenza della Corte d'Assise di Venezia che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta è la pena giusta per il colpevole del terribile omicidio di Giulia Cecchettin e per tutte le altre vittime di femminicidio. L'orrenda dinamica dell'assassinio di questa giovane ragazza ha segnato per sempre la nostra comunità. Allora il Veneto si strinse attorno al grande dolore della famiglia Cecchettin e oggi, a distanza di un anno, malgrado la sofferenza per quel tragico assassinio sia ancora viva, prevale la consapevolezza che giustizia è stata fatta". Così le senatrici venete della Lega, Mara Bizzotto, vicepresidente vicario del Gruppo, ed Erika Stefani, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non è questa la sede per onorare la memoria di Giulia. Oggi era una tappa dovuta per rispettare le leggi che ci siamo dati come società civile. Ora si cerca di andare avanti". Lo ha detto Gino Cecchettin, padre di Giulia, avvicinato dai giornalisti dopo la sentenza di condanna all'ergastolo di Filippo Turetta emessa dalla Corte d'Assise di Venezia che ha messo in conto anche il risarcimento: una provvisionale di 500mila euro per Gino Cecchettin, 100mila euro a Elena e Davide Cecchettin, sorella e fratello della vittima, 30mila euro ciascuno a Carla Gatta e Alessio Cecchettin, rispettivamente nonna e zio della 22enne. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Turetta ha ascoltato la sentenza a testa bassa, e occhi chiusi, impassibile.
Filippo Turetta ha ascoltato a testa china la sentenza di condanna all'ergastolo senza manifestare emozioni.
"Abbiamo perso tutti come società. Nessuno mi darà indietro Giulia quindi non sono sollevato né più triste rispetto a ieri. È stata fatta giustizia, la rispetto, ma credo che la violenza di genere non si combatte con le pene ma con la prevenzione, con concetti che sono molto lontani. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente". Così Gino Cecchettin, padre Giulia, dopo la sentenza di condanna all'ergastolo in primo grado per Filippo Turetta. "Ora si riparte con i messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione cercando di salvare altre vite".
Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall'articolo 612 bis del codice penale, unificati dal vincolo della continuazione. Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.
I giudici hanno escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking contestate dalla procura a Filippo Turetta. Riconosciuta invece quella della premeditazione.
Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo per il femminicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l'11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia. La sentenza della Corte d'assise di Venezia è stata letta poco fa dal presidente del Collegio Stefano Manduzio.
Gino Cecchettin è rientrato in aula per attendere il verdetto della corte, che potrebbe arrivare intorno alle 16. I giudici sono chiusi da ore in camera di consiglio per valutare la posizione di Filippo Turetta.
Potrebbero slittare leggermente, rispetto all'iniziale ipotesi delle ore 15, i tempi per la sentenza a carico di Filippo Turetta, nel processo in Assise per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Secondo fonti del Tribunale, il collegio potrebbe ripresentarsi in aula per la lettura del verdetto intorno alle ore 16. I giudici sono riuniti in camera di consiglio da circa 5 ore.
In attesa della sentenza per il caso di Filippo Turetta, in arrivo oggi dopo le 15, è l'occasione di ripercorrere le tappe della vicenda. Giulia Cecchettin, nata a Padova il 5 maggio 2001, era una ragazza che viveva a Vigonovo (Venezia) e studentessa di ingegneria biomedica con il sogno di diventare fumettista. All'università aveva conosciuto Filippo Turetta, di Torreglia (PD). I due sono stati una coppia fino ad agosto 2023, ma avevano continuato a vedersi anche dopo la fine della relazione, nonostante il comportamento possessivo e aggressivo del coetaneo. L'11 novembre 2023 è l'ultimo giorno in vita di Giulia, che scrive messaggi su WhatsApp alla sorella alle 22.43. Il giorno successivo, il padre Gino Cecchettin fece denuncia di scomparsa, mentre la sorella Elena cominciò con appelli sui social.
È l'inizio delle ricerche dei due ragazzi, che portarono al ritrovamento del corpo di Giulia il 18 novembre 2023. Secondo l'autopsia, la vittima è stata colpita da 75 coltellate alla testa e al collo ed è morta per dissanguamento. Nello stesso giorno, Turetta venne arrestato dalla polizia tedesca in Germania, senza opporre resistenza e confessando subito dopo. Il 25 novembre venne estradato in Italia per affrontare le accuse in processo. In particolare, gli viene contestato l'omicidio volontario con l'aggravante di premeditazione, crudeltà ed efferatezza, oltre alle accuse di sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Rischia l'ergastolo.
"Io non sono per il perdono, non perdonerò mai chi ha ucciso mia nipote e non perdonerò mai chi fa del male alle donne". Lo afferma Andrea Camerotto, zio materno di Giulia Cecchettin, in attesa della sentenza che vede alla sbarra l'ex fidanzato Filippo Turetta per omicidio aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. "Prima non eravamo coscienti, si leggeva la notizia, si assaporava la disgrazia e si girava pagina, invece bisogna farsi delle domande" dice rispetto ai femminicidi che, anche nel 2024, sfiorano le centi vittime. "Per me Filippo non esiste" replica a chi gli chiede cosa vorrebbe dire all'imputato. "La crudeltà c'è stata. In quella mezz'ora poteva ritornare in sé e non lo ha fatto: è stato veramente crudele", chiosa lo zio della vittima fuori dall'aula del Palazzo di giustizia di Venezia.
Uno dei pilastri fondamentali del processo è quello della premeditazione: per l'accusa c'è stata, per la difesa no. A sostenere la prima tesi, ci sono prove come l'ossessione nutrita da Turetta per Cecchettin, ma soprattutto le note rinvenute sul cellulare dell'imputato, vere e proprie liste di occorrente per il delitto: coltelli, sacchi neri della spazzatura, nastro adesivo. Tutto era già nella Grande Punto nera. Per gli avvocati difensori, invece, Filippo è un "insicuro", incapace persino di organizzare la propria vita universitaria, indeciso a tal punto da non capire nemmeno se Giulia lo amava ancora o no.
"Ognuna di queste due famiglie ha il proprio dolore. Spero che dalla parte di Turetta si soffra un po' di più, pensando che Giulia non c'è più, mentre Filippo è qui, anche se andrà in carcere". Queste le parole di Alessio Cecchettin, zio di Giulia, che ha poi aggiunto: "Filippo non ha mai chiesto scusa non ha mai nominato Giulia. Forse è stata la situazione, ma non capisco il perché". Nel suo memoriale, l'imputato ha scritto che chiedere perdono sarebbe "ridicolo e fuori luogo". "Noi siamo sempre stati attenti e solidali con i suoi genitori - ha continuato - Forse io sono stato un po' aggressivo nelle mie espressioni, ma nulla più. Il nostro comportamento è quello delle prime ore, quando i due erano stati dati per scomparsi". "Non sono per il perdono, non perdonerò mai chi ha ucciso mia nipote e non perdonerò mai chi fa del male alle donne", ha concluso.
L'udienza è cominciata senza alcuna replica da parte di nessuna delle due parti: i giudici sono dunque entrati in camera di consiglio. Il togato Stefano Manduzio ha fatto sapere che "non ci sarà" alcune sentenza prima delle 15.
Dopo gli scontri degli scorsi giorni, nei quali Gino Cecchettin ha accusato gli avvocati di Turetta di aver superato un limite nella difesa dell'imputato, la giornata di oggi alla corte d'Assise di Venezia si è aperta con una stretta di mano tra il papà di Giulia e il legale Giovanni Caruso. "Lo capisco umanamente ma il mio lavoro non è facile", le parole, pronunciate a bassa voce, di quest'ultimo. "Mi ha fatto piacere poter chiarire", ha poi concluso.
"Non mi auguro nessuno tipo di vendetta, sono sicuro che i giudici decideranno al meglio, ho piena fiducia nelle istituzioni, la pena che decideranno i giudici sarà quella giusta". Così Gino Cecchettin, il padre della vittima.
Giulia Cecchettin viene uccisa l'11 novembre 2023 dall'ex fidanzato Filippo Turetta, che non riesce ad accettare la fine della relazione avvenuta alla fine del luglio precedente. Il suo attaccamento morboso è infatti continuato nei mesi successivi con richieste d'attenzione, pedinamenti, messaggi invadenti, scenate di gelosia e perfino minacce di suicidio. La sera del delitto, Turetta sta riaccompagnando Cecchettin a casa dopo essere stati insieme al centro commerciale 'Nave de Vero' di Venezia. In macchina, la ragazza rifiuta i regali fatti dall'ex, che esplode. Mentre lei esce dal veicolo per dirigersi verso la sua abitazione - distante 150 metri - lui l'aggredisce con un coltello e la carica in macchina. Giunti nella zona industriale di Fossò, Giulia si getta fuori dall'auto e tenta di correre via: Filippo la raggiunge e la finisce. Carica il cadavere in auto, percorre svariate centinaia di chilometri e lo nasconde in un anfratto nei pressi del lago di Barcis (Pordenone). Sostiene che nei giorni successivi abbia meditato di suicidarsi, ma senza mai trovare il coraggio. Il 18 novembre si costituisce alla polizia tedesca: poche ore prime era stato ritrovato il corpo martoriato di Cecchettin.
È indubbio che Filippo Turetta venga condannato: è reo confesso. La decisione dei giudici si concentrerà piuttosto sul se meriti l'ergastolo o meno. Nel primo caso, verrebbero dunque riconosciute le aggravanti presentate dall'accusa: premeditazione, crudeltà e stalking. Nell'ultima udienza, quella del 26 novembre, la difesa ha cercato di smontarle, nella speranza di ottenere per il proprio assistito una pena 'più leggera'.
L'ultima udienza del processo-lampo, che si concluderà con la sentenza, avrà inizio alle 9.30 alla corte d'Assise di Venezia. Saranno presenti sia Gino Cecchettin, papà di Giulia, che Filippo Turetta. Non è previsto, salvo cambiamenti dell'ultimo minuto, che l'imputato prenda parola. Al momento della lettura della sentenza, il 22enne sarà seduto tra i suoi avvocati difensori, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera.