Venerdì 27 Settembre 2024
STEFANO BROGIONI
Cronaca

Femminicidio a Firenze, condanna dimezzata. "Turbato per averla uccisa"

Ha strangolato la moglie durante il viaggio di nozze. Polemiche per la scelta del giudice di considerare lo choc post delitto

Due anni fa Tun strangolò la moglie durante il viaggio di nozze a Firenze

Due anni fa Tun strangolò la moglie durante il viaggio di nozze a Firenze

Tun strangolò la giovane moglie Lin di appena 21 anni durante un soggiorno a Firenze, tappa di un lungo viaggio di nozze in Europa che la ricca famiglia di lei, cinese, poteva permettersi. In appello ha avuto la pena dimezzata, da 30 anni a 16 "per il turbamento manifestato dopo il delitto e il fatto di non aver tentato la fuga": dopo il gesto, Tun, nato in Myanmar, uscì dalla camera dell’ostello e pregò la reception di chiamare un’ambulanza e la polizia. Poi si era seduto sulle scale e aveva iniziato a piangere. Quando gli agenti arrivarono, quella mattina del 24 novembre del 2018, l’uomo era lì ad aspettarli. Per i giudici della corte d’appello di Firenze, la condotta di Tun vale quanto le aggravanti che gli erano state riconosciute in primo grado, quando aveva evitato l’ergastolo soltanto grazie allo ’sconto’ del rito abbreviato.

La rilettura della condotta dell’imputato vale dunque 24 anni. Meno un terzo: sedici. Perché, secondo la corte, c’è da "valorizzare il profilo psicologico del comportamento tenuto dall’imputato nell’immediatezza del fatto: le persone presenti lo hanno descritto sconvolto, hanno riferito che si è seduto su uno scalino piangendo in attesa che arrivasse la polizia. Questa prima reazione sicuramente spontanea e non calcolata, vale molto più di tanti pentimenti e richieste di perdono sbandierate in udienza a distanza di giorni se non mesi".

"Il modo con cui l’imputato ha reagito sul momento, quando ha realizzato di avere provocato la morte di una persona – motivano ancora i giudici –, ci restituisce l’immagine di un uomo realmente turbato e sconvolto dall’azione appena compiuta, proprio perché si era trattato di un gesto non premeditato ma di un accesso di ira". La sentenza non trova tutti d’accordo. Anzi. Per Paola Concia, ex deputata ed ex assessore della giunta Nardella, "di positivo c’è che è un reo confesso, ma non chiamiamoli raptus. Questi uomini non fanno alcun percorso psicologico di consapevolezza".

"La cultura ancora una volta ha condizionato la decisione: regna la centralità del maschio, si guardano le sue emozioni, mentre le donne, le vittime, scompaiono, come se non esistessero", commenta la dottoressa Francesca Ranaldi, responsabile del centro antiviolenze della città di Prato. Ma l’avvocato Francesco Stefani, legale dell’imputato, andrà avanti con i ricorsi: alla Cassazione chiederà ora che gli venga riconosciuta una ulteriore attenuante: quella della provocazione. Dal processo, sarebbe emersa una relazione ’squilibrata’.

Lei, facoltosa, avrebbe mortificato il marito, conosciuto pochi mesi prima in un bar di Pattaya, in Thailandia, dove lui lavorava come intrattenitore di clienti. Oggi Tun ha 33 anni, da quattro è detenuto a Sollicciano e, se la condanna resterà questa, tra non molto potrà tornare libero. Ma con la riforma della giustizia, entrata in vigore pochi mesi dopo l’omicidio per cui è stato condannato, difficilmente potranno ripetersi casi come il suo. "Oggi non è più possibile beneficiare del rito abbreviato per reati in cui è previsto l’ergastolo", ricorda il legale della famiglia della vittima, Federico Bagattini.