Domenica 17 Novembre 2024

Leucemia, bimbo salvato da terapia genica "rivoluzionaria". Primo caso in Italia

I suoi linfociti manipolati geneticamente per riconoscere e attaccare il cancro. Il piccolo sta bene ed è stato dimesso. "Troppo presto per avere la certezza della guarigione, ma il paziente è in remissione"

La cellula linfocita T prima e dopo la modifica genetica (Ansa)

La cellula linfocita T prima e dopo la modifica genetica (Ansa)

Roma, 1 febbraio 2018 - Una nuova frontiera sembra aprirsi all'orizzonte nella battaglia contro il cancro in Italia. Per la prima volta nel nostro Paese un paziente affetto da leucemia è stato curato con una particolare terapia genica: le cellule del suo sistema immunitario sono state manipolate geneticamente così da 'istruirle' a riconoscere e attaccare il tumore. E' successo a Roma, protagonisti i medici dell'Ospedale Bambino Gesù. La cura, rivoluzionaria, è stata applicata su un bambino di 4 anni, affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario a terapie convenzionali. A un mese dall'infusione delle cellule riprogrammate nei laboratori del Bambin Gesù, il piccolo sta bene ed è stato dimesso: nel midollo non sono più presenti cellule leucemiche. Il bambino, prima di essere sottoposto alla terapia genica, aveva già avuto 2 ricadute di malattia, la prima dopo trattamento chemioterapico, la seconda dopo un trapianto di midollo osseo da donatore esterno. 

"PIETRA MILIARE" - Lo studio accademico è dell'Ospedale pediatrico di Roma (Opbg) ed è promosso da AIRC, Ministero della Salute e Regione Lazio. Secondo Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica, Terapia Cellulare e Genica dell'Ospedale, si tratta di un "approccio innovativo alla cura delle neoplasie". Locatelli spiega che per il bambino "non erano più disponibili altre terapie potenzialmente in grado di determinare una guarigione definitiva. Qualsiasi altro trattamento chemioterapico avrebbe avuto solo un'efficacia transitoria o addirittura un valore palliativo".  Per Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'Opbg, la tecnica è "una pietra miliare nel campo della medicina personalizzata".

ALTRI CASI - Il direttore Locatelli annuncia poi che già altri pazienti sono in lista per il trattamento. "È ancora troppo presto per avere la certezza della guarigione - precisa l'esperto - ma il paziente è in remissione: non ha più cellule leucemiche nel midollo". L'Officina Farmaceutica del Bambino Gesù ha infatti completato la preparazione delle cellule per un adolescente affetto dalla stessa malattia, la leucemia linfoblastica acuta, mentre è in corso la preparazione di CAR-T anche per una bambina affetta da neuroblastoma, il tumore solido più frequente dell'età pediatrica.

LA TECNICA  - La tecnica di manipolazione delle cellule del sistema immunitario del paziente rientra nell'ambito della cosiddetta terapia genica o immunoterapia, una delle strategie più innovative e promettenti nella ricerca contro il cancro. Il ricettore 'magico' si chiama CAR (Chimeric Antigenic Receptor): potenzia i linfociti e li rende in grado - una volta reinfusi nel paziente - di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo, fino a eliminarel del tutto. I medici e i ricercatori del Bambino Gesù hanno prelevato i linfociti T del paziente - le cellule fondamentali della risposta immunitaria - e li hanno modificati geneticamente attraverso il CAR sintetizzato in laboratorio. 

LA STORIA - La terapia genica con cellule modificate CAR-T è stata sperimentata per la prima volta con successo nel 2012, negli Stati Uniti, su una bambina di 7 anni con leucemia linfoblastica acuta, dai ricercatori dell'Università di Pennsylvania presso il Children Hospital di Philadelphia. Da allora sono partite numerose sperimentazioni in tutto il mondo, i cui risultati hanno portato pochi mesi la Food and Drug Administration (FDA) ad approvare il primo farmaco a base di CAR-T sviluppato dall'industria farmaceutica. Il bambino di 4 anni italiano sottoposto per la prima volta al trattamento sperimentale di terapia genica era affetto da leucemia linfoblastica acuta, di tipo B cellulare, che rappresenta il tipo più frequente di tumore dell'età pediatrica (400 nuovi casi l'anno in Italia).

LA DIFFERENZA CON GLI USA - L'approccio adottato dai ricercatori differisce parzialmente da quello nord-americano. Diversa è la piattaforma virale utilizzata per realizzare il percorso di modificazione genetica. Diversa è la sequenza genica realizzata, che prevede anche l'inserimento della Caspasi 9 Inducibile (iC9), una sorta di gene "suicida" attivabile in caso di eventi avversi, in grado di bloccare l'azione dei linfociti modificati. È cioè una misura ulteriore di sicurezza per fronteggiare i possibili effetti collaterali che possono derivare da queste terapie innovative. Diversa, infine, è la natura della sperimentazione: è uno studio tutto italiano dedicato a quest'approccio ed il processo di manipolazione genetica e la produzione del costrutto originale realizzato per l'infusione - un vero e proprio farmaco biologico - avvengono interamente all'interno dell'Officina Farmaceutica (Cell Factory) del Bambino Gesù a San Paolo.