![Barbara Strappato Barbara Strappato](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/ZWM2NTI0NjctMWM2MS00/0/barbara-strappato.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Barbara Strappato
Roma, 9 febbraio 2025 – Truffa con il nome del ministro Crosetto. È solo l’ultima puntata di un fenomeno dai numeri allarmanti. Si parte dall’ingegneria sociale e si approda a un uso distorto della tecnologia. La tecnica tradizionale delle telefonate viene spinta da meccanismi informatici piegati a un guadagno truffaldino. Un fenomeno che è esploso in Rete. E lì approdiamo con Barbara Strappato, primo dirigente della Polizia di Stato, del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. Premette: “Siamo circondati. Come difenderci? Cominciamo a riprenderci il tempo per riflettere”.
Esiste una app che ci salva?
“Una app che possa individuare i deepfake non esiste. Sicuramente la tecnologia ci può aiutare, anche se ad esempio la clonazione della voce resta difficile da smascherare. Perché i truffatori lavorano su tracce vere. E sarà sempre più complicato scoprirli”.
Spesso le vittime sono illustri.
“Le truffe sono molto verosimili e andremo incontro a messaggi sempre più performanti. Anche il video fake ai danni di Giorgia Meloni è fatto molto bene. Hanno replicato i movimenti, l’atteggiamento del corpo. Solo dal contenuto riesci a capire che non può essere davvero il presidente del Consiglio dei ministri”.
Tra gli ultimi filoni c’è quello sanitario. Ha denunciato anche l’infettivologo Matteo Bassetti.
“Mi sono sentita per mesi con un professore del Gemelli. In un video falso gli facevano pubblicizzare un prodotto dimagrante. I suoi pazienti lo chiamavano e gli scrivevano, dottore, me lo consiglia? Lui inizialmente cercava di rispondere a tutti: ‘Ma io faccio un’altra cosa, posso mai sponsorizzare un prodotto dimagrante?’”.
Ma loro, i truffatori, sono più avanti. Quali sono gli errori da evitare?
“Certamente dobbiamo ascoltare bene il contenuto che ci viene proposto. Dobbiamo allenarci a farlo, questo vale per tutte le truffe. Oggi siamo completamente disabituati a riflettere sulle cose. E anche a trattenerle. Tutti noi dobbiamo riattivare lo spirito critico. In altre parole, dobbiamo attivare la nostra intelligenza naturale, da contrapporre ad esempio a quella artificiale”.
Sta descrivendo un miracolo.
“Certo, è molto difficile ma non impossibile. Anche se inoltriamo contenuti senza leggerli completamente, li condividiamo nello stesso modo, e mettiamo un ‘accetta’ senza pensarci troppo”.
Cosa fa la Polizia postale per difendere i cittadini?
“Prima di tutto informazione, ad esempio pubblicando gli alert sul nostro sito, il commissariato di Ps, mettendo in guardia con trasmissioni radio e tv”.
Dove sono le centrali delle truffe?
“Sia in Italia che all’estero. Gli ultimi identificati usavano lo spoofing, numeri telefonici identici a quelli delle istituzioni, meccanismi tecnici che consentono di nascondere la vera identità”.
L’identikit del truffatore?
“Non ha competenze informatiche elevatissime o un titolo di studio dedicato. Usa software anche semplici. Nelle truffe sentimentali, ad esempio, sono all’opera vere e proprie ‘batterie’, centinaia di persone, quasi sempre residenti all’estero. Ci sono capannoni con i turni. E c’è chi studia, e dà indicazioni su chi deve essere raggiunto. La parte psicologica è sempre importante”.
Quali sono i reati che perseguite?
“Oltre alla truffa, la sostituzione di persona, in ambito sanitario se qualcuno assume davvero qualcosa, scattano anche le lesioni gravi o gravissime. Dipende da caso a caso”.
Quante denunce?
“L’anno scorso abbiamo indagato 3.581 persone per le truffe online, il numero non è banale”.
Ma cosa richiano nel concreto i truffatori?
“Noi contestiamo quasi sempre l’associazione, perché non si agisce come singoli. E in quel caso si rischia di andare in carcere”.
L’ultimo tranello approdato sulla sua scrivania?
“Quello ai danni dell’Inps. Ha avuto tante vittime. Chiede alle persone di aggiornare alcuni dati sul sito dell’istituto. Ed è credibile”.