Hanno ucciso il padre al culmine dell’ennesima lite e, almeno inizialmente, nascosto il cadavere per cercare di non essere scoperti, ma alla fine il più grande ha deciso di presentarsi ai carabinieri per accusarsi di avere premuto materialmente il grilletto consentendo il ritrovamento dell’arma.
È finito con il fermo di due fratelli di 21 e 16 anni, accusati anche di occultamento di cadavere e porto abusivo di armi, il "giallo" che sembrava avvolgere la morte di Francesco Marando, l’ex commerciante di 54 anni di San Luca il cui cadavere è stato trovato il 12 gennaio scorso in un locale interrato di uno stabile alla periferia di Bovalino, in provincia di Reggio Calabria.
In un primo momento non era stata esclusa alcuna ipotesi, dall’omicidio, al suicidio fino all’incidente. È stata l’autopsia, eseguita giorni fa a chiarire definitivamente che l’uomo era stato ucciso da alcuni colpi di pistola. A fare chiarezza anche su quanto accaduto sono stati i carabinieri. Il 21enne avrebbe anche riferito di episodi di violenza ad opera del padre nei loro confronti e della madre da cui era separato. Particolari sui quali si concentrano adesso le indagini dei militari per accertarne la veridicità e giungere al movente del delitto.