di Alessandro Belardetti
L’infettivologo Matteo Bassetti lo dice ora, in tempi non sospetti. "Fra poco avremo un aumento significativo dei casi Covid da una parte, e dall’altra tra pochissimo anche di influenza. E cosa succederà quando a dicembre avremo a casa delle persone anziane con l’influenza che metteranno il dito nel saturimetro e vedranno che la saturazione è 92% o 91%? Che correranno in ospedale. E, correndo in ospedale, siccome nulla è stato fatto per fare un filtro fra territorio e ospedale perché siamo esattamente dove eravamo nel 2020, finirà che dovranno essere ricoverate, perché sarà difficile rimandare a casa una persona che ha 92% di saturazione, anche se magari di base aveva 93".
Prof Bassetti, l’Italia dal 2020 ha aumentato il finanziamento alla Sanità di 11 miliardi, ma la situazione non è migliorata nella gestione del Covid. Perché?
"Abbiamo speso male, facendo operazioni sbagliate – risponde il direttore di Malattie infettive del San Martino di Genova –: siamo pieni di reparti Covid che non servono a nulla. Erano utili nella fase iniziale quando aveva senso curare tutti i malati in modo isolato. Ora buttiamo lì dentro, dove non ci sono specialisti, gli anziani non declinandoli a seconda della vera patologia, ma basandosi sulla positività del tampone. Clinicamente questo è un errore gravissimo. Anche nelle assunzioni del personale si sono buttati via soldi con un intervento emozionale, prendendo medici per tappare i buchi. Poi quando serviva stabilizzare le persone nei reparti, è mancata la programmazione a livello centrale".
Siamo pronti in inverno ad assorbire una nuova ondata Covid mista al picco influenzale?
"Lo saremmo, se non sbagliassimo strategia. Per curare il Covid non dobbiamo levare gli screening oncologici, le visite cardiologiche e gli esami in neurologia: dobbiamo continuare a fare tutto, ormai il virus è endemico. Non proseguiamo a ragionare come fossimo nell’emergenza. Quando arriva l’influenza, ci mettiamo a fare il bollettino flu? Oppure creiamo i reparti influenzali? Nessuno nega che nel 2020 sia stato un disastro, ma ora nel 99,9% dei casi il Covid è un’influenza".
Perché i medici di base non fanno quel filtro tanto invocato per contenere l’emergenza?
"Perché devono seguire troppi pazienti. La prima mossa da fare per risolvere il problema è dare un buono stipendio ai medici di famiglia, ma mettere un tetto ai pazienti che possono seguire, dimezzandoli. Ora ne hanno 1.500-2mila, devono arrivare a 700. Altrimenti il filtro con tutti i positivi Covid è impossibile. Poi bisogna assumere altri dottori, ma vedrà che avere meno carico di lavoro sarà un incentivo per svolgere questo mestiere. Tornerebbe la corsa a fare il vecchio caro medico di famiglia".
Qual è la situazione attuale degli ospedali?
"Ci sono molti positivi, ma quasi nessuno ha la malattia grave. Chi è grave, peggiorerebbe con qualunque forma infettiva perché ha altri problemi".
Ci sono all’orizzonte nuove varianti pericolose anche per persone sane?
"No, siamo sempre nel contesto Omicron. Spingiamo sulle vaccinazioni per i fragili e gli anziani, per proteggerli dalla malattia grave. Se ci viene la tosse, il mal di gola o il naso che cola è normale: basta con gli allarmi".
Cosa serve per avere uno scudo efficace?
"I malati non devono più curarsi da soli: in questi anni c’è stato un ricorso assurdo al fai-da-te. Troppi tamponi, quattro o cinque saturimetri per ogni casa, ibuprofene a ruba. In secondo luogo, vaccinare le categorie a rischio. Infine, serve un canale di comunicazione solido tra medicina di territorio e ospedali. La base di partenza è: se ho il Covid, non vado in ospedale".