La quinta ondata sarà, quasi sicuramente, quella dei malati (non Covid) completamente dimenticati dal sistema sanitario e dalle strutture specializzate. L’emergenza sanitaria legata a Covid-19 ha assorbito quasi completamente le energie e le attenzioni di chi si occupa di salute pubblica. Per questo gli esperti spingono per rendere obbligatorio il vaccino, in modo tale da rendere quasi impercettibile il peso delle ospedalizzazioni Covid in Italia, consentendo così ai sanitari di occuparsi delle altre emergenze, delle patologie dimenticate. Si è creata, infatti, una zona oscura tragica, quella delle vittime di una sanità presa in ostaggio (da un anno e mezzo) dal Coronavirus.
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"C’è un dato molto preoccupante: secondo l’Istat, l’Italia nel 2020 ha avuto circa 30mila morti in più rispetto a quelli attribuiti a Covid e a quelli attesi per le altre patologie". A lanciare l’allarme è Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, che dipinge il quadro di quelli che sono i pazienti che più hanno risentito dell’ondata di Covid-19 che ha travolto gli ospedali. "Questo può essere la conseguenza finale anche delle malattie trascurate causa pandemia".
Il focus dei medici si concentra su tumori e malattie cardiovascolari. Queste famiglie di patologie hanno registrato ritardi nella prevenzione, nella diagnosi, nella presa in carico e nei trattamenti in questi mesi. Ora i pazienti arrivano all’ospedale in fase oncologica avanzata o con infarti acuti. Dunque secondo l’Istat, lo scorso anno c’è stato un aumento di 85.624 decessi. Ma quelli legati al Coronavirus sono 55.576. Se si scompone il numero su base territoriale, emerge che in alcune province i morti sono quasi raddoppiati: +86% a Bergamo, +76% a Cremona, +62% a Lodi, +57% a Brescia, +41% a Milano.
Gli ultimi dati Agenas ci dicono che nei primi sei mesi del 2020 i ricoveri ospedalieri sono stati 3,1 milioni contro i 4,3 dello stesso periodo dell’anno precedente. L’anno scorso, quindi, durante la prima ondata della pandemia, negli ospedali ci sono stati 1,1 milioni di ricoveri in meno, il 28% del totale, come spiega anche un report dell’alta scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica. Sempre Agenas illustra che nel 2020 si sono perse 73 milioni di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche: il 30% in meno. Milioni di italiani non sono stati dal cardiologo, dal ginecologo, dal neurologo e non hanno fatto risonanze, ecografie e tac. Inoltre, secondo Federsanità anche nei mesi del 2020 in cui le terapie intensive si erano svuotate, c’è stata una riduzione delle prestazioni ambulatoriali che va dal 10% al 28%.
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel nostro Paese (230mila vittime) uno studio della Società italiana di cardiologia (Sic) spiega che la mortalità per infarto nel 2020 è triplicata, passando dal 4,1% al 13,7%. Mentre per la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia "nel 2020 in Italia hanno subito un rinvio il 99% degli interventi per tumore alla mammella, il 99,5% di quelli alla prostata, il 74,4% delle operazioni al colon retto". L’Organizzazione mondiale della Sanità ha stimato che, tenendo conto anche dei tumori e delle diagnosi rinviate (vittime indirette), si può stimare che le vittime della pandemia come minimo siano non 4,4 ma almeno il triplo: 12 milioni.